Si può proteggere sia i delfini e salvare il pescato del giorno? A questa domanda hanno cercato di dare una risposta il Cnr , le Università di Siena e Padova, Legambiente, Blue world institute of marine research and conservation e Filicudi wildLife conservation.
Il loro progetto si chiama Life Delfi ed è cofinanziato dalla Ue e vede anche la partecipazione di quattro zone marine protette (Isole Egadi; Punta Campanella; Tavolara Punta Coda Cavallo; Torre del Cerrano). Le aree di intervento sono invece 10, 8 in Italia e 2 in Croazia: Punta Campanella, Isole Egadi, costa Toscana, isole Eolie, Tavolara, costa Veneta a nord del Delta Po, Torre del Cerrano, Adriatico centrale, Istria e Cres.
Su Life Delfi andrà in onda stasera alle 20.35 anche un approfondimento di Striscia la notizia, su Canale 5, dove sarà intervistata Letizia Marsili, docente del dipartimento di scienze fisiche e della terra e dell’ambiente dell’ateneo di Siena che segue il progetto.
“L’obiettivo è quello di salvaguardare la specie del delfino Tursiope ed impedire che resti impigliato nelle reti da pesca”, aveva detto la stessa Marsili. Nei luoghi di cui parlavamo sopra infatti è aumentata la presenza di delfini e purtroppo la loro interazione col la pesca porta sia ad un bilancio economico negativo per i pescatori che alla morte degli stessi cetacei che restano, appunto, impigliati nelle reti.
Ecco perché, come aveva spiegato Marsili, si è avvertita la necessità di cercare di trovare un metodo nuovo di pesca sostenibile. La soluzione? Puntare su dei dissuasori acustici che vengono installati nelle reti. “Quando il delfino si avvicina questi strumenti emettono dei suoni che vengono sentiti dal loro udito. Così il Tursiope si allontana”, aveva affermato la docente, aggiungendo che “il primo step del nostro lavoro è stato fare capire ai pescatori l’importanza del nostro progetto”