L’odierna situazione economica italiana ha portato diversi soggetti a sviluppare problemi di sovraindebitamento, ovvero a trovarsi nella condizione di non poter adempiere regolarmente alle obbligazioni assunte.
La legge 3/2012 ha cercato di offrire una soluzione alternativa proprio a quelle famiglie e a quegli imprenditori che si trovano sopraffatti dai debiti: si tratta della legge n. 3 del 27 gennaio 2012 che introduce le procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento, strumenti per mezzo dei quali ai cittadini viene offerta una soluzione per ridurre i propri impegni divenuti non più onorabili.
I soggetti che possono usufruire dei benefici proposti da tale legge sono gli imprenditori non fallibili (imprenditori commerciali che hanno avuto nei tre esercizi precedenti un attivo patrimoniale inferiore a 300 mila euro e un fatturato inferiore a 200 mila euro, imprenditori agricoli, enti non commerciali e professionisti/lavoratori autonomi) e le persone fisiche che hanno assunto obbligazioni esclusivamente per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta.
Con questa procedura i debiti possono essere ridotti del 50% e l’approvazione del piano di sovraindebitamento comporta la sospensione di ogni azione messa in atto dai creditori che possa arrecare un pregiudizio al patrimonio del debitore. Quest’ultimo aspetto è molto importante, dal momento che consente di tutelare il proprio patrimonio, personale e familiare.
La procedura da sovraindebitamento consente di ridurre qualsiasi tipo di debito, indipendentemente dal soggetto creditore. Può infatti essere ottenuta una riduzione, con saldo e stralcio, per esempio, di debiti nei confronti di Equitalia, di istituti bancari, dell’Agenzia delle Entrate, di società finanziarie.
Le procedure introdotte dalla legge 3/2012 sono 3: l’accordo di ristrutturazione dei debiti, il piano del consumatore e la liquidazione di tutti i beni.
Il primo di questi, l’accordo di ristrutturazione dei debiti, è un piano presentato dal debitore ai creditori, redatto con l’ausilio di professionisti, nel quale si propone una ristrutturazione dei debiti ed un piano di rientro delle posizione con scadenze precise che sia oggettivamente sostenibile dal soggetto. Tale piano è in primis valutato dal giudice che verifica l’esistenza dei presupposti e la correttezza del piano. Successivamente viene sottoposto ai creditori, il 60% dei quali, in proporzione ai crediti in portafoglio, deve votare favorevolmente perché la procedura possa proseguire.
Il piano del consumatore, che riguarda esclusivamente i privati e non le imprese, invece, prevede sempre la redazione di un piano di ristrutturazione e di rientro dei debiti, ma, a differenza dell’accordo di ristrutturazione dei debiti, prevede solo l’approvazione da parte del giudice e non il voto favorevole della maggioranza dei creditori.
Il giudice in questo caso valuta anche la meritevolezza: la possibilità di accedere alla procedura è infatti esclusa quando il consumatore ha assunto obbligazioni che sapeva di non poter adempiere o comunque quando è ricorso al credito in modo non proporzionato alle proprie capacità patrimoniali.
Infine la liquidazione di tutti i beni prevede che il soggetto sovraindebitato, coadiuvato da professionisti, rediga un piano di liquidazione dei beni che deve essere sottoposto al Giudice per l’approvazione. La procedura rimane aperta sino alla completa esecuzione del programma di liquidazione ed in ogni caso per i quattro anni successivi.
Molti imprenditori e famiglie si stanno avvalendo dell’opportunità offerta dalla legge 3/2012 e stanno manifestando grande soddisfazione, perché grazie ad essa hanno trovato una via che sì comporta sacrifici, ma al contempo consente di uscire da una situazione di difficoltà non solo economica, ma anche personale e sociale.
Tale legge, come noto, è stata ribattezzata “antisuicidi” proprio perché in molti casi, specialmente negli ultimi anni, la disperazione di molti imprenditori e famiglie ha portato a gesti estremi.
Ed è proprio per considerazioni sociali e non solo professionali che lo Studio Concredito, con la collaborazione dello studio PB Consulting, ha deciso di intraprendere un’iniziativa di consulenza ai soggetti che si trovano in situazioni di grave disagio finanziario, per dare loro la possibilità di sfruttare le possibilità offerte oggi dalla nuova legislazione.