“La risata ha salvato l’uomo? Direi di sì: prima dell’avvento della parola questo era uno dei modi più importanti per esprimersi con le altre persone”.
Parola di Carlo Bellieni, docente di Pediatria dell’Università di Siena e Neonatologo delle Scotte, che da due anni, con i suoi studi cerca di dare una spiegazione a questo comportamento. Di recente i suoi lavori sono stati pubblicati nella prestigiosa rivista internazionale “New ideas in psychology”.
Dottore lei ha parlato della teoria dell’incongruenza…
“Esatto, ma l’incongruenza da sola non basta: quando vedo una cosa fuori posto non rido. Servono quindi altri due passaggi: il primo è che l’incongruenza riguardi qualcosa di vivo, come una tigre che rotola come un pallone; il secondo è che questa incongruenza sia innocua e non possa farci male. Quello è il momento in cui scatta la risata. L’umorismo dunque è composto da tre fasi: incongruenza; incongruenza di una cosa viva; innocuità dell’incongruenza. E noi dobbiamo immaginare la risata come una campanello che ci avverte dello scampato pericolo”.
Come mai ha deciso di intraprendere questa ricerca?
“Per anni ho condotto studi sul pianto. E da lì ho scoperto l’importanza di certi fenomeni ritmici del nostro corpo per il nostro organismo. Ecco perché mi è sembrato che approfondire il motivo della risata non fosse una cosa banale”.
Gli studi come sono stati portati avanti?
“Nei primi giorni ho condotto un’analisi spettrografica sulla risata vera e propria andando a vedere l’acutezza, la durata e la ritmica. Ma questo progetto, a causa del covid, si è dovuto fermare e durerà ancora più di un anno. Ma intanto ho anche fatto una lunga analisi per conoscere la letteratura che c’è intorno alla risata, andando a prendere in esame quelli che secondo me sono stati gli studi più importanti”.
Ci sono altre teorie sulla risata che ha ritenuto di particolare interesse?
“Ci sono tanti studi che spiegano l’umorismo. Ma sulla risata c’è molto poco. In molti si sono concentrati sul motivo di questo comportamento, io ho preferito focalizzarmi sull’azione, sull'”ahahah” vero e proprio”.
Marco Crimi
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