Dopo il 2017, annus horribilis per l’agricoltura senese a causa della forte presenza di ungulati che ha causato danni per oltre 1,5 milioni di euro alle aziende del territorio, il 2018 aveva segnato un miglioramento. Ma nel 2019 la situazione è nuovamente peggiorata.
L’attenzione di Coldiretti al problema riguardante ungulati e predatori è stata sempre alta e costante.Il territorio provinciale, ricco di eccellenze, sta subendo da anni gravi perdite economiche dovute ad un numero smisurato di ungulati presenti sul territorio. Nel 2018, grazie anche alle condizioni climatiche più favorevoli ma soprattutto grazie alla spinta di Coldiretti all’interno degli ATC per mantenere alto e costante il piano di abbattimento per il cinghiale, i risultati ottenuti erano stati positivi. In questo aveva influito anche il drastico cambiamento dell’agricoltura locale dal momento che le aziende sono costrette a ripiegare su colture meno appetibili dai selvatici rinunciando, quindi, alla propria libertà di impresa.
“La difficoltà e talvolta l’impossibilità per le aziende agricole di svolgere la propria attività ha fatto sì che si stia assistendo all’abbandono di numerose aree favorendo l’aumento di incolti e di aree boscate – commenta Coldiretti Siena – , favorendo l’aumento del rischio idrogeologico e favorendo la diminuzione di quelle eccellenze agroalimentari che rappresentano l’asse portante della nostra economia locale. Nel 2019, in seguito all’ordinanza di sospensione della braccata al cinghiale in art.37 fino al 17 settembre, data in cui ci sarà l’udienza di merito, pronunciata dal Tar della Toscana, in seguito al ricorso di alcune associazioni ambientaliste, ci aspettiamo un nuovo aumento dei danni alle produzioni agricole. Senza contare che numerose aziende non possono effettuare richiesta dei danni perché non in possesso dei requisiti richiesti dal Praf che risultano essere stringenti ed inadeguati alle mutate condizioni delle imprese agricole”.
Mentre per il cinghiale gli strumenti a disposizione hanno portato a qualche risultato positivo, la nuova emergenza sembra essere il capriolo, animali in forte aumento e sottoposti ad un regime di protezione esasperato che sta mettendo a rischio produzioni agricole di pregio.
Per quanto concerne la “questione”predatori, in Toscana vi è la presenza di oltre 750 esemplari di lupo ai quali si devono aggiungere un numero imprecisato di ibridi e randagi.
Per capire l’emergenza che le aziende zootecniche stanno subendo basti pensare che nel triennio 2014/2016 sono state presentate 1348 domande per un ammontare di 2,5 mln di euro, per il 2017 590 domande per un ammontare di 460mila euro di danni diretti ed oltre 1,5 milioni di euro di danni indiretti.
“Per il 2018, essendo la presentazione delle domande scaduta il 31 marzo 2019, stiamo calcolando il totale delle richieste di risarcimento, ma siamo sicuri che sono numeri destinati a salire, in virtù del fatto che le nostre aziende stanno subendo attacchi quotidiani – commenta ancora Coldiretti Siena – . Da non dimenticare, in ultimo, che troppe aziende rinunciano a denunciare gli attacchi,non credendo più in un sistema di risarcimento troppo lento ed inadeguato alle reali perdite aziendali. Ci troviamo di fronte ad una vera emergenza, troppo spesso sottovalutata, in cui l’agricoltura sta pagando un prezzo troppo alto sia in termini economici che occupazionali”.Coldiretti Siena, partecipando ai tavoli provinciali, regionali e da ultimo quello nazionale dello scorso settembre presso il Ministero dell’Ambiente, si è sempre dimostrata attenta ai problemi delle aziende agricole facendosi portavoce delle esigenze dell’intero settore. E continuerà a farlo, per permettere alle aziende di fare impresa”.
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