“I corsi di lingua italiana per gli stranieri sono quelli più identitari, sono i corsi con cui nasce l’Università per stranieri nel 1917, come scuola di lingua e cultura italiana per gli stranieri”. Così Tomaso Montanari, rettore di Unistrasi, ha parlato questa mattina in occasione dell’inaugurazione della 105a annata dei corsi di lingua e cultura italiana del suo ateneo.
“In piena grande guerra – prosegue – era un atto di fiducia verso i rapporti internazionali. In quel momento si pensò che lo straniero non fosse un nemico ma un interlocutore e che la lingua e la letteratura fossero mezzi per costruire una comunità di umani. Qua gli stranieri sono come noi e noi impariamo a diventare stranieri”. “Mai come quest’anno – aggiunge il rettore – questa prospettiva ci appare vitale, per certi versi rivoluzionaria.”
Il rettore, sulla guerra di Ucraina, annuncia anche una novità: “Stanno arrivando colleghi dalle zone del conflitto. È già arrivato un collega ucraino, ne arriveranno altri due ed in più arriveranno anche due professori russi in fuga dalla tirannia di Putin. Ad agosto avremo cinque professori nuovi, con contratti di ricerca. Uno di loro, ad esempio, sta portando avanti uno studio sulla storia di Kiev e Mosca come storia intrecciata, una cosa che ci fa capire come, per molti versi, sia una guerra civile”.
Il rettore, ancora sulla guerra, dice: “Le armi generano solo morte: siamo abituati a cosa è l’Afghanistan, cosa è lo Yemen e cosa la Palestina. Noi ci stiamo abituando a uno scenario del genere, che è il peggiore possibile. Io comprendo la volontà di riconquistare l’unità territoriale del proprio paese, ma comprendo anche che avrebbe un costo in vite umane straziante. La storia e l’interesse dei popoli non sempre coincidono con quello dei governi, spero che il governo ucraino sia illuminato e che la comunità internazionale sappia proporre accordi per un cessate il fuoco. Io spero che la storia, nel suo lungo corso, sappia proporre una pace giusta, ma al momento serve una pace qualunque”.
Infine, Montanari, interviene anche sull’elezione del rettore che sta portando avanti l’Università degli studi di Siena: “Non posso entrare nel merito degli affari dell’università nostra consorella. Detto ciò, io sarei felicissimo di vedere un rettore donna ma chiunque sia il prossimo rettore so che continueremo a collaborare con lo stesso grado di amicizia e affiatamento umano che ha contraddistinto quello con Francesco Frati”.
Emanuele Giorgi