La data scelta da Tomaso Montanari per l’inaugurazione dell’anno academico all’Università per Stranieri non è stata casuale: rimanda a quel 19 febbraio 1937, giorno in cui scattò la violenta rappresaglia italiana in Etiopia, in ritorsione al fallito attentato al maresciallo Rodolfo Graziani.
È lo stesso rettore dell’ateneo che ha spiegato il motivo della sua decisione. E lo ha fatto dopo che un suo docente ha letto la dodicesima lettera a Taranta Babu del poeta turco Nazim Hikmet, opera che racconta le violenze nel corno d’Africa.
Dopo questo preambolo diversi sono i passaggi che caratterizzano il suo intervento. Prima c’è la citazione a Ghali e alla sua canzone di Sanremo : “Un ‘italiano vero’ che canta in arabo ha mostrato al Paese quello che il Paese è già. Qua alla Stranieri studiamo che, no, non c’è differenza morale, e che le differenze culturali invece ci sono, per fortuna: e sono una straordinaria ricchezza, una cruciale occasione per crescere insieme. Per ridiscutere profondamente il concetto di identità”.
Poi la richiesta di un cessate il fuoco a Gaza, o ringraziamenti al ministro Bernini per aver garantito l’autonomia dell’Università per Stranieri anche nel caso delle bandiere esposte a lutto per Berlusconi.
Quindi le diverse riflessioni su una comunità accademica che cresce, sia in termini di personale, che di studenti e di docenti. Ed ancora Montanari ricorda i progetti in cantiere tra cui l’organizzazione di nuovi corsi linguistici e l’inaugurazione di nuove strutture, come il centro Cadmo e l’osservatorio sulla precarietà.
“Vorremmo poter crescere ancora di più, in tutti i settori. A frenarci sono, non sorprendentemente, i limiti di un bilancio ormai troppo stretto”, ammette il rettore che comunque ringrazia Bernini “per averci assicurato, per il prossimo triennio, un finanziamento straordinario attraverso un nuovo accordo di programma”.
Le conclusioni sono un appello al Dsu della Toscana: “torni a considerare Siena un luogo in cui investire – dice – . Abbiamo bisogno di nuovi studentati per capaci e meritevoli; abbiamo bisogno di due grandi mense universitarie: su una popolazione studentesca globale di 23mila studenti, devono essere garantiti almeno 4mila pasti, anche serali”.
“Pensiamo, e so che il sindaco è d’accordo, che sia strategico non solo per le due università, ma anche per la città di Siena, che la scelta di studiare qua non sia sorretta solo dalla qualità della formazione (che compete agli atenei), ma anche dalla possibilità concreta di vivere a Siena, una città già penalizzata dai suoi pessimi collegamenti ferroviari e stradali. Chi sceglie Siena, e non Roma o Milano, lo fa per le dimensioni, per la bellezza e la pace di questa città: ma allora deve appunto poterci vivere davvero, con un costo sostenibile che non riporti il diritto allo studio allo stato di privilegio per pochi. Mentre noi vorremmo essere un’occasione per molti, molti di più”, ha detto Montanari.
Marco Crimi