Siena

Università per stranieri, pubblicato il primo bilancio della precarietà

L’osservatorio sulla precarietà dell’Università per Stranieri di Siena ha pubblicato sulle pagine del portale web di ateneo il primo bilancio della precarietà. L’osservatorio, insediatosi il 23 dicembre 2022, è un progetto unico nel panorama universitario italiano, dal momento che non ci sono organismi equivalenti in questo momento nel nostro paese: il suo compito è tenere sotto osservazione l’andamento della precarietà in tutte le figure professionali dell’ateneo (docenti, ricercatori, assegnisti, personale tecnico-amministrativo e bibliotecario, collaboratori e esperti linguistici, personale a contratto, personale di guardiania, etc.) e contribuire, con le sue analisi, i suoi pareri e i suoi bilanci semestrali, a frenare il fenomeno della precarietà, radicato da decenni negli atenei.

Dal suo insediamento l’osservatorio Unistrasi si è dotato di uno statuto, ha redatto vari pareri sulla programmazione triennale del fabbisogno del personale e oggi pubblica il primo bilancio della precarietà di un ateneo italiano, che fotografa l’andamento della situazione lavorativa all’interno dell’ateneo negli ultimi tre anni.

La rotta seguita dall’osservatorio è di fatto un percorso sperimentale che non ha eguali: questa mancanza di “paragoni” ha spinto a costruire un dialogo fatto di scambi e concertazioni, un percorso partecipato dalla comunità universitaria: il bilancio della precarietà è stato realizzato insieme all’Amministrazione dell’Ateneo, che, oltre a fornire dati, ha dato un appoggio costante e ha indicato possibili prospettive da intraprendere; e insieme ai sindacati Cgil, Cisl e Uil e alle associazioni rappresentate (Arted, Associazione dei Ricercatori a Tempo Determinato e Adi, Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia) che sono state un riferimento indispensabile.

“Papa Francesco ha paragonato la precarietà alle sabbie mobili. Fin dal mio programma di mandato, con il quale mi sono candidato al rettorato”, spiega il rettore Tomaso Montanari, “ho indicato come obiettivo prioritario quello di fare uscire la comunità della Stranieri da queste sabbie mobili che inghiottono vite e carriere, soprattutto quelle delle donne. L’istituzione del primo osservatorio sulla precarietà creato in un ateneo italiano (lo abbiamo anche inserito nello statuto) è un passo importante in questa direzione, e spero che altri atenei ci seguano. Il monitoraggio dei dati, i pareri sulle programmazioni del fabbisogno di personale, gli interventi alle inaugurazioni degli anni accademici mostrano l’importanza dell’osservatorio per il governo dell’Università per Stranieri. Nel frattempo, il progetto di governo è stato progressivamente attuato. La didattica si basa quasi totalmente su forze strutturate e non precarie, il nuovo Codice etico proibisce ogni forma di lavoro gratuito, nel personale tecnico-amministrativo la precarietà è stata azzerata (salvo necessità davvero temporanee). Dovremo ancora fare molta strada e la reinternalizzazione dei servizi di portierato, guardiania e pulizia sarà la conclusione necessaria di questo processo, ma un grande sforzo collettivo ci ha permesso di conseguire già risultati importanti”.

“Il bilancio della precarietà dell’Università per Stranieri di Siena è aperto”, sottolinea Orlando Paris, presidente dell’osservatorio, “perché la precarietà è complessa e in continuo divenire. Nel realizzare questo primo bilancio l’intero osservatorio si è mosso nella convinzione che un’Università democratica, spazio primario del pensiero critico, di libera ricerca, formazione, studio, apprendimento e di libera elaborazione delle conoscenze non può prescindere da una seria riflessione sulle contraddizioni che la attraversano e dall’accendere un faro sulle condizioni lavorative che la caratterizzano. Lo stiamo facendo, cercando di tracciare quali sono le situazioni di difficoltà, le categorie più esposte, cercando di capire dove si annida principalmente la precarietà, con l’obiettivo di capire insieme quali possano essere le azioni virtuose e tutti i possibili margini di miglioramento”.

emanuele giorgi

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