“La nostra comunità ha reagito con la forza delle idee e della legalità, quella stessa legalità che la liberazione dalla dominazione nazi-fascista ha regalato al nostro Paese attraverso una delle Costituzioni più belle al mondo”. Queste le parole del rettore dell’università di Siena Francesco Frati davanti agli oltre 1500 iscritti ai corsi di laurea e matricole ancora in crescita per la sede di Arezzo dell’Università, nella quale questa mattina si è svolta la consueta cerimonia di apertura dei corsi del nuovo anno accademico.
Al Dies Academicus sono intervenuti il rettore dell’Ateneo Francesco Frati, il direttore del Dipartimento di Scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale Ferdinando Abbri e il rappresentante degli studenti Lorenzo Russo. Quest’anno la lezione inaugurale è stata affidata alla professoressa Loretta Fabbri, ordinario di Didattica e metodologia dei processi educativi e formativi e presidente del corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione, su “Apprendimento e innovazione”. Alla cerimonia hanno partecipato anche il prorettore vicario Sonia Carmignani e i rappresentanti di alcuni Dipartimenti dell’Ateneo. Presente anche la rappresentativa comunale di Arezzo Signa Arretii con i simboli della città.
“L’Università di Siena – ha detto il rettore dell’Ateneo Francesco Frati aprendo la cerimonia – da quasi otto secoli si occupa di alta formazione, ricerca e trasferimento delle conoscenza alla società. Negli ultimi giorni questa nostra istituzione è stata scossa da un fatto che ci ha turbato profondamente – ha proseguito il rettore riferendosi al caso delle dichiarazioni filonaziste di un docente dell’Ateneo – . Affermazioni gravissime, vergognose e indegne di un paese civile come il nostro, e ancor più indegne se pronunciate da uno studioso la cui professione è quella di formare le nuove generazioni. Il fatto che queste idee non venissero diffuse in aula non rende meno gravi le affermazioni del docente in questione”.
Il rettore ha poi fatto il punto sulle attività universitarie della sede di Arezzo, in particolare del Dipartimento di Scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale, la cui offerta didattica si caratterizza per le scienze dell’educazione e per le lingue. “Il numero complessivo degli iscritti ai corsi di laurea del Dipartimento è cresciuto negli ultimi tre anni di circa il 30 per cento, un aumento dovuto sia alla crescita degli immatricolati – gli studenti diplomati che si iscrivono alle lauree triennali – che hanno fatto registrare un aumento del 15 per cento, sia agli iscritti al primo anno laurea magistrale in Scienze della Formazione, che sono praticamente raddoppiati. Numeri che manifestano un segnale positivo nei confronti di una delle nostre missioni più importanti, e anche più difficili, quella di convincere i giovani che continuare i propri studi all’università è fondamentale per la loro formazione disciplinare e personale, in un Paese che è ancora negli ultimi posti delle classifiche per numero di laureati”.
Oltre ai corsi di laurea del Dipartimento di Scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale, il rettore ha ricordato l’offerta formativa complessiva dell’Ateneo ad Arezzo, che comprende anche la laurea magistrale in Storia e Filosofia, i tre corsi di laurea per le professioni sanitarie – Fisioterapia, Infermieristica e Tecniche di laboratorio biomedico – , i corsi offerti in teledidattica dalla Scuola in Economia e Management e i corsi per la formazione dei docenti delle scuole superiori. Per quanto riguarda il post-laurea ha poi fatto rifermento ai master in Sviluppo e internazionalizzazione delle piccole e medie imprese e in Storia, design e marketing del gioiello, “percorsi formativi che aiutano a sostenere il processo di crescita di una tessuto imprenditoriale locale che si caratterizza per la grande apertura all’export”, ha detto.
Il professor Frati ha infine ricordato tre recenti novità: l’attivazione, quest’anno, del Corso di laurea in Servizi giuridici (indirizzo Sicurezza, amministrazione e servizi al territorio) del Dipartimento di Giurisprudenza, “che con 42 nuovi immatricolati al primo anno ha evidentemente raccolto una richiesta formativa importante, premiando lo sforzo che l’Ateneo ha fatto in collaborazione con il Comune di Arezzo”; il Master executive in Multicultural Diversity Management, “risultato dell’importante finanziamento ottenuto dal Miur sul progetto Forward per formare professionisti in grado di operare nell’ambito dell’integrazione multiculturale e della prevenzione della radicalizzazione”; il nuovo dottorato di ricerca in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro, frutto della sinergia con soggetti esterni e della collaborazione con importanti partner universitari.
“La sintesi che ho fatto – ha aggiunto il rettore – ci racconta una storia di tradizione consolidata, di innovazione e sperimentazione e di versatilità e diversificazione dell’offerta. A queste qualità si aggiunge il profilo internazionale e la capacità di rendere questo campus sede scelta dall’Università cinese di Wenzhou per la costituzione di una sede all’estero. Una collaborazione che ci garantisce la presenza di docenti e assistenti lingua madre che arricchiscono un’offerta in cinese fondamentale per la preparazione di professionisti in grado di sostenere la già menzionata vocazione internazionale del locale tessuto imprenditoriale”.
Il rettore ha chiuso il suo intervento con un auspicio. “Pochi giorni fa, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti, intervenendo a Siena alla cerimonia di inaugurazione del 779° anno accademico, ci ha ricordato che quello che stiamo vivendo può rappresentare un momento di svolta per il Paese e per il mondo intero. C’è infatti una presa di coscienza collettiva dei rischi che l’attuale modello di sviluppo farà correre al Pianeta se non si interviene tempestivamente. Nel nostro Ateneo si parla da tempo di sostenibilità e della necessità di innovare i nostri paradigmi di sviluppo. Non possiamo più rimandare questo cambio di rotta. Lo hanno capito bene i ragazzi dei Fridays for Future, che invadono le vie e le piazze di tutte le città al mondo, chiedendo ai ‘grandi’ di intervenire, di dare segnali concreti di svolta, di rispondere al loro appello con azioni, e non con vaghe promesse. Rispondere a queste istanze è un obbligo che noi, come universitari, sentiamo di dover assolvere, un obbligo a cui non ci dobbiamo sottrarre, un obbligo che deve rappresentare la nostra bussola per il prossimo futuro”.
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