Vaccini. Rosia è strategica per Gsk, ma non contro il covid: ecco perché

Il sito produttivo di Gsk a Rosia è strategico per la multinazionale, ma non per produrre i vaccini contro il coronavirus.

Questa dovrebbe essere una prima risposta a chi sta cercando un sito per i sieri anti-covid in Italia. Un’idea che piace a molti tant’è che, in un documento diramato ieri ,domenica 21 febbraio, la Conferenza delle Regioni ha chiesto al Governo di  valutare il coinvolgimento, nella produzione del vaccino, delle aziende che si trovano nel territorio nazionale.

Nell’argomento entrano anche Siena e la Toscana. Il presidente della Regione Eugenio Giani, lo scorso sabato 20 febbraio, ha detto più volte la sua: “Stiamo pensando di usare i fondi europei destinati alla ricerca farmaceutica e in particolare ai vaccini per incentivarne la produzione. L’invito dunque che rivolgo alle aziende toscane è di attrezzarsi per dare seguito a questa opportunità”.

Alle parole di Giani si aggiungono quelle dei rappresentanti della Cgil di Siena: da settimane ribadiscono la necessità di inserire il sito Gsk nella filiera produttiva del vaccino anti-covid. “Il nostro territorio potrebbe svolgere un ruolo decisivo, e contribuire fattivamente alla battaglia contro la pandemia. Facendo un rapido conto, con una sola linea di Rosia potremmo sfornare 15 milioni di vaccini al mese”, questo l’ultimo intervento sulla materia del segretario della Filctem Siena Marco Goracci intervenendo in un reportage del giornale del sindacato, Collettiva.

Il problema però è che la multinazionale inglese ha individuato altre strutture per il suo vaccino contro il coronavirus. A inizio febbraio Gsk ha annunciato l’accordo con Curevac e le dosi di CVnCoV (questo il nome del siero) saranno prodotte in Belgio, le due aziende fanno leva sull’esperienza del sito nella tecnologia mRNA.

Lo stabilimento di Rosia mantiene invece un ruolo di primo piano nella produzione di vaccini salvavita contro le meningiti da meningococco e herpes zoster.