Trattenuto denaro a cinque imprenditori operanti in Valdelsa che avevano ingannato il fisco. La guardia di finanza di Siena ha eseguito un sequestro preventivo di oltre 325.000 euro nei loro confronti. Il provvedimento emesso dal G.i.p. del Tribunale di Siena, al termine di una articolata e trasversale attività eseguita dai militari della tenenza di Poggibonsi, ha permesso il sequestro di un immobile, di tre automezzi, di denaro contante e di alcuni oggetti preziosi, quest’ultimi detenuti in due cassette di sicurezza.
I cinque imprenditori, soci della medesima società, sono stati denunciati per sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, reato previsto dall’art. 11 del D.Lgs. 74/2000 ed, inoltre, uno dei predetti soci è stato denunciato anche per peculato poiché non aveva provveduto a versare al Comune la tassa di soggiorno riscossa dai propri clienti. Le indagini sono state svolte dalle fiamme gialle senesi sotto la direzione del pubblico ministero Giuseppe Grosso con il coordinamento del procuratore della Repubblica di Siena Salvatore Vitello.
L’intera vicenda trae origine da una preliminare attività info-investigativa svolta sul territorio e sul web dai finanzieri, grazie alla quale veniva individuato un importante albergo stellato della Valdelsa che operava apparentemente con una partita iva riconducibile ad un soggetto senegalese risultato essere una “testa di legno”.
Gli accertamenti successivi consentivano di accertare che a seguito di una consistente posizione debitoria, maturata soprattutto nei confronti del fisco, i soci della società, al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte dovute all’erario, avevano provveduto a dissipare il patrimonio societario attraverso comportamenti fraudolenti al fine di rendere inefficace la procedura di riscossione; a coronamento del tutto provvedevano alla cessione delle quote sociali ad un soggetto nullatenente, il quale si è trovato, a sua insaputa, amministratore di una società piena di debiti e spogliata di ogni bene.
Per quanto riguarda il reato di peculato, le indagini hanno permesso di accertare che l’albergatore, quale agente contabile incaricato di pubblico servizio per la riscossione della tassa di soggiorno dai clienti dell’albergo per conto del Comune in cui aveva sede la struttura turistica, si era impossessato di una somma pari a 114mila euro sottraendola alle casse comunali.
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