Ventun battaglie per raccontare il Medioevo. Questa la “declaratoria” che si legge nel titolo dell’omonimo libro di Federico Canaccini (“Il Medioevo in 21 battaglie”, edizioni Laterza), medievista, che fra i suoi numerosi lavori ha firmato anche una delle più esaustive monografie su guelfi e ghibellini (edita dall’Istituto Storico per il Medio Evo) e due monografie dedicate alle battaglie di Tagliacozzo e di Campaldino.
Si parte con la battaglia dei Campi Catalaunici (451), vittoria dell’Impero Romano e canto del cigno del medesimo, per arrivare alla battaglia di Tenochtitlàn fra aztechi e invasori/conquistatori ispanici, nel 1521.
Nel mezzo c’è un Medioevo raccontato sotto la chiave dei campi di battaglia e di episodi bellici che hanno curvato, con il loro esito, la storia. Il lettore ci troverà anche l’epico scontro del 3 settembre 1260. No, non è una svista di data. E non è Montaperti, bensì la battaglia di Ayn Jalut combattuta fra mongoli e mamelucchi.
Perché questa scelta anziché quella de “lo strazio e il grande scempio”? e perché, ad esempio, Azincourt (1415) che entrò nel mito e nella storia del teatro, ma non cambiò la storia perché gli inglesi vinsero la battaglia, ma la Guerra del Cent’Anni la vinsero i francesi?
Intorno a questo libro non convenzionale e ricco fino all’inverosimile di spunti di riflessione si discuterà venerdì 9, alle 17.30, presso l’Accademia Senese degli Intronati (Palazzo Patrizi, via di Città 75) in un evento organizzato dall’Accademia stessa, che vedrà discutere l’autore con uno storico della guerra del livello di Gastone Breccia, dell’Università di Pavia. Il tutto coordinato e introdotto da Duccio Balestracci.