Un sindaco civico che però non chiude ai partiti. E che baserà, in caso di elezione, il proprio mandato sugli obiettivi da raggiungere e non sulle ideologie “che non servono alla città. Rendiconteró comunque ai cittadini quanto fatto alla fine di ogni anno”
La conferenza di Emanuele Montomoli come candidato sindaco è nel segno della parola pragmatismo. Tant’è che lo stesso Montomoli, davanti ai giornalisti, non parla di punti programmatici da portare avanti in cinque anni: “Non faccio promesse elettorali, perché determinate cose sono difficili da programmare per ristrettezze economiche o competenze territoriali. Io voglio cercare di essere pratico sulle cose da fare”, sostiene.
Lo stesso pragmatismo si ritrova quando si parla delle alleanze con le due coalizioni. Il cso di Vismederi su questo argomento è chiaro e ripete più volte che la sua area “guarda a quel 40% di voti di chi si è astenuto nel 2018” e che in una situazione in cui “il Pd, che ha rovinato la città, candida un uomo di partito, il centrodestra va con un sindaco uscente, che ha creato grande scontento, e Pacciani” allora “ c’è davvero la possibilità di giocarsela fino in fondo”.
E il fondatore di VisMederi poi ribatte sul tema, tirando in ballo le elezioni nazionali e ipotizzando una vittoria del centrodestra: “Qualora accadesse questo scenario Letta non potrebbe imporre una candidatura e a destra si andrebbe avanti con De Mossi”, quindi “ci sarebbero comunque degli scontenti di ambo le coalizioni che sarebbero pronti ad appoggiarmi con liste proprie. E non scordiamoci poi che c’è una area di centro da coprire, dove ci sono partiti come quello di Calenda”.
Trattative e movimenti prima della discesa in campo ci sono già stati, ammette lo stesso Montomoli: “Prima della caduta del Governo ho iniziato a incontrarmi con diverse realtà, ma il dialogo si è chiuso una volta aperta la campagna elettorale”.
“Se alla fine mi appoggiasse il centrodestra? Con le persone di questa alleanza che hanno fatto, a mio giudizio, male, sarò discontinuo mentre darò continuità con chi ha fatto bene”, ha aggiunto Montomoli che poi ha reso noto di aver messo dodici persone nella sua futura lista, “coloro che mi hanno sostenuto sin dall’inizio”.
Sui contatti con le persone non si poteva non parlare di Marzucchi, che da anni guarda con favore al nome di Montomoli. “Con lui ho parlato ma è ancora consigliere di maggioranza, sarà lui a decidere se Siena Aperta debba condividere questo percorso”.
Quello che invece sarà il fronte su cui il docente dell’Ateneo imposterà la campagna elettorale sarà l’innovazione, che si declina nelle scienze della vita, ma anche nella cultura e negli altri temi cari a Siena. Un’innovazione che per Montomoli “deve far correre Siena alla velocità del mondo visto che spesso la città è andata più lenta. Dobbiamo tornare ad essere strategici come nel 1200, l’autoreferenzialità non paga più”.
Capitolo Biotecnopolo: “il Comune deve mettere subito a bilancio 400mila euro per entrare nella Fondazione – continua-. Non si deve discutere sulle nomine, ma agire sennò la regia di questa struttura non sarà mai a Siena”. Lo stesso vale su un altro asset come la ricerca agroalimentare del Santa Chiara Lab su cui il Comune, afferma Montomoli, “deve investire”.
C’è poi la cultura che “è un punto fondamentale, forse più delle scienze della vita – conclude il candidato sindaco-. Mi piange però il cuore vedere utilizzato il Santa Maria della Scala in questo modo”.
Katiuscia Vaselli
Marco Crimi
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