Doveroso incipit: se questo articolo esce colei che l’ha ispirato vive e lotta in mezzo a noi …”sotto questo sole rossi e col fiatone e neanche da bere”, come cantava Baccini quando “erimo più giovini”. Doverosa nota: questa “piaggia” ha visto nascere, nel vero senso della parola un grande amico: Andrea Friscelli. Ora essendoci nato e cresciuto il suddetto Andrea Friscelli quante volte l’avrà fatta a 37 gradi d’estate? Per i suddetti motivi ai due il pezzo è, logicamente, dedicato
E’ innegabile però che, per i senesi, Via di Monna Agnese è, sempre e solo, la “Piaggia della Morte”. Il nome, logicamente, è legato alla presenza in questa via della sede della “Compagnia di della Morte”, e non perché vi si arriva, a tale sede, in ripida salita, col fiatone, magari in un giorno di “stellone” come in questo luglio (specie se la fate verso il “tocco” in pieno sole!).
Fu San Bernardino a sollecitare ripetutamente che anche a Siena si istituisse una compagnia che desse sollievo, aiuto e soprattutto una degna sepoltura ai carcerati, che fino a questo momento venivano buttati nelle fosse comuni e non avevano la possibilità di pentirsi e morire in grazia di Dio qualunque reato avessero compiuto. Nel 1425, così, viene istituita la Compagnia di San Giovanni Battista della Morte. Il primo atto dei confratelli è datato 27 febbraio 1426, giorno in cui indirizzano un’istanza al Consiglio Generale affinché venga individuato un luogo dove avere sede stabile e la possibilità di fornire aiuto ai bisognosi in modo riservato e dignitoso e un luogo di sepoltura. In particolare, si fa presente che a Siena si comminano molte condanne a morte soprattutto a uomini poveri e abbandonati i quali, una volta spirati, non hanno “nessuna casa da poterli seppellire”. E siccome, prosegue la richiesta, nell’eseguire la giustizia nella maggior parte dei casi si fa “con espargimento de sangue” questo richiama animali domestici e selvatici che se ne cibano.
Per riparare a tanto, perciò, si supplicavano i governanti di destinare un “tempio della giustizia”, chiuso, destinato a coloro che moriranno con spargimento di sangue come accade in altre città, e al quale si possa accedere con una chiave anche per assicurare al popolo che comunque, giustizia, se necessaria, è fatta. La richiesta viene approvata con 163 voti favorevoli e 18 contrari, e così di lì a poco viene eretto questo “tempio della giustizia” davanti alla porta omonima, di cui oggi non resta alcuna traccia visibile, stante le molteplici trasformazioni subite da quella parte della città.
La prima sede in cui i confratelli della Compagnia di San Giovanni Battista della Morte si riunirono fu sotto le volte del Duomo e da lì si trasferirono in cima a via Monna Agnese in un oratorio ancora oggi riconoscibile per aver affrescato sulla facciata il trigramma bernardiniano. La Compagnia verrà abolita da Pietro Leopoldo nel 1783, anche a seguito dell’abrogazione della condanna a morte decisa dal granduca (che poi, però, non ci mise tanto a ripristinarla. Ma questa è un’altra storia).
Maura Martellucci
Per approfondimenti: “Stranario/Stradario. Curiosità e stranezze nei toponimi di Siena” di Roberto Cresti e Maura Martellucci (Betti Editrice Siena, 2004)