Sono passati già 3 anni da quando l’Unione Europea ha adottato il Regolamento n 2117/2021 sui vini dealcolati o a bassa gradazione alcolica. Nonostante i Regolamenti UE siano atti giuridici vincolanti e per tanto debbano essere direttamente recepiti negli ordinamenti degli Stati, l’Italia ha a lungo glissato sull’argomento, perdendosi in una serie di dibattiti politici e non rispettando le leggi europee. La disputa, incentrata sull’opportunità di chiamare vino un prodotto dealcolato o a bassa gradazione (come per altro accade per la birra) ha danneggiato il settore, lasciando l’Italia indietro rispetto agli altri Stati nei quali la produzione è ammessa. Per questo i produttori italiani, che negli ultimi anni hanno iniziato a produrre vini dealcolati di fronte alla crescente domanda internazionale, dovevano andare a produrli oltre frontiera. Finalmente siamo in dirittura di arrivo; dal MASAF (Ministero delle Politiche Agricole, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) è arrivato lo schema di un decreto. Nei giorni scorsi si era paventata la possibilità da parte del MEF (Ministero dell’Economia e Finanza) di applicare le accise ai prodotti dealcolati o a bassa gradazione alcolica, ma fortunatamente c’è stato un ripensamento in tal senso. L’Unione Italiana Vini (UIV) ritiene necessario che il MASAF approvi al più presto il decreto tenendo conto degli elementi principali già discussi con la filiera. Tra questi, il processo di dealcolizzazione, che dovrà avvenire in locali appositamente dedicati; il divieto della pratica per i vini Dop/Igp; considerare la soluzione idroalcolica residua (acqua di rete, tra il 95% e il 99,9%) come rifiuto e quindi non sottoposta ad accise. Non si conclude però la polemica sul nome del prodotto: il Ministro Lollobrigida ha dichiarato ai microfoni de “Il Sole 24ore” di volersi battere fino all’ultimo perché non venga chiamato vino. Dall’altro lato la filiera preme per sciogliere anche questo nodo, perché -come fa notare UIV- l’uso del termine “vino” è previsto dalla normativa comunitaria in materia, e quindi si deve chiamare vino.
Stefania Tacconi