Vino e sostenibilità, lo studio: le grandi aziende consumano meno delle piccole e medie imprese

Le grandi aziende vitivinicole consumano meno energia elettrica e sprecano meno acqua rispetto alle piccole e medie imprese.

E’ il trend che emerge dal rapporto dell’Osservatorio Divino 2025 su 3mila aziende agroalimentari, presentata a Wine&Siena che ha aperto l’anno enologico italiano.

L’indagine, curata dal professor Angelo Riccaboni, è stata realizzata dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena nell’ambito dello Spoke 9 del Centro Nazionale Agritech. L’obiettivo principale è analizzare le pratiche di sostenibilità adottate dalle aziende agroalimentari italiane. Per quanto riguarda il vino, l’Osservatorio si basa un campione di 574 aziende del settore vitivinicolo in tutta Italia. Dall’analisi emerge una chiara differenza nell’incidenza dei consumi elettrici annui sul fatturato tra le grandi aziende vitivinicole e le medio-piccole. Le prime consumano 0,002 kWh per euro di fatturato, le altre ben 0,147. Una differenza dovuta, secondo l’Osservatorio, a un elevato livello di efficienza e soprattutto dall’aver già implementato nel corso degli anni tecnologie avanzate per ottimizzare l’uso dell’energia.

Un’ipotesi avvalorata dalla rincorsa delle Pmi a dotarsi di sistemi di produzione di rinnovabili, più di quanto non avvenga nelle grandi aziende. In particolare la percentuale risulta del 53% nel caso delle Pmi contro il 37% delle grandi. Tra le diverse soluzioni, l’impianto fotovoltaico risulta il più adottato. Ampio margine di differenza anche per i consumi idrici: nelle grandi si ha un valore di 0,1 m³ per 1.000 euro di fatturato mentre nelle piccole l’incidenza è di 1,80 m³. Ma emerge anche come molte aziende stiano adottando strategie per gestire in modo più efficiente l’uso dell’acqua: lo fa il 44% delle Pmi del vino e il 36% delle Pmi agroalimentari.

L’Osservatorio misura anche la consapevolezza delle imprese relativamente alla presenza di sostanze organiche nel suolo. La gestione del suolo infatti è un aspetto fondamentale per la sostenibilità del settore agroalimentare. Tra i fattori principali che influenzano la qualità e la fertilità del suolo vi è la percentuale di sostanza organica. Il dato risulta poco conosciuto nella realtà vitivinicola.

Infatti, solamente il 39% delle grandi aziende e il 21% Pmi conoscono la percentuale di sostanza organica dei propri terreni. La seconda parte dell’indaginre, dedicata al focus sui Cambiamenti climatici in vigna, ha visto la presentazione delle ricerche dei laboratori aeroponici del Santa Chiara Lab dove si stanno testando i porta innesti capaci di resistere ai cambiamenti climatici che ci aspettano. Gli studi del professor Gianpiero Cai, Università di Siena, infatti, sono tra i più promettenti per “salvare” i vitigni tradizionali toscani nel medio e lungo periodo. Come ha detto il professor Simone Bastianoni, delegato alla sostenibilità Università di Siena,

“Il 2024 ha visto il superamento di 1.5 gradi rispetto al periodo pre industriale”. Questo era previsto per il 2050. “La ricerca scientifica – è il messaggio di Bastianoni – ha tutti gli strumenti per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici sulle culture vitivinicole. Dobbiamo solo agire oggi”.