Una bambina con una grave patologia, due genitori e un avvocato che da anni stanno combattendo per far curare Matilde negli Stati Uniti dove esistono centri altamente specializzati per aiutare la piccola a vivere e numerosi processi. Ora finalmente la Suprema Corte (chiamata per la prima volta ad esprimersi sui così detti “viaggi della speranza” ) ha posto una pietra miliare in questa annosa e dolorosa vicenda: l’articolo 32 della Costituzione che garantisce il diritto alla salute per ogni cittadino italiano non si tocca. Quindi la minore potrà finalmente tornare a curarsi in America a spese del servizio nazionale sanitario.Torniamo indietro e cerchiamo di chiarire i fatti. I genitori della piccola che abitano a Colle Val d’Elsa avevano chiesto tramite il loro legale, l’avvocato Mario Cicchetti di Rieti, di poterla far entrare in diversi cicli di cure di altissima specializzazione (ossigeno terapia iperbarica mista a terapia fisica intensiva) in alcuni centri collegati con gli Stati Uniti. Il padre e la madre della piccola avevano attivato l’iter previsto nel marzo del 2010 e avevano avanzato domanda all’azienda sanitaria senese e al Centro regionale di riferimento di Firenze i quali avevano dato parere favorevole riconoscendo in questo modo la superiorità delle cure rispetto a quelle offerte in Italia e avevano garantito anche il rimborso di tutte le spese quali vitto e alloggio oltre al trasferimento e avevano in questo modo dato alla bambina la possibilità di farsi curare oltre i confini nazionali.La stessa fu sottoposta al primo ciclo di cure e una volta rientrata a casa gli stessi dipendenti all’Usl 7 di Siena e altri ospedali quale il Mayer che visitarono la piccola riconobbero i notevoli benefici riportati dalla minore. Nel novembre del 2010 gli stessi enti in violazione del diritto fondamentale alla tutela della salute negarono l’autorizzazione per il secondo ciclo di cure. Da quel momento inizia tra i genitori della bambina, la Regione Toscana e l’Ausl 7 un fitto contenzioso. Nel merito si definiva davanti alla Corte di appello che con sentenza dell’ 11 giugno 2013 riconosceva alla piccola il diritto alle cure estere e al rimborso della spese e rigettava la domanda di restituzione del rimborso del primo ciclo che era stato chiesto alla famiglia. Usl 7 e Regione Toscana nel 2013 erano ricorsi in Cassazione. Ora la Suprema Corte ha ritenuto infondati i ricorsi. In particolare si legge “Il sistema sanitario assiste la persona in ragione del diritto garantito dall’articolo 32 della Costituzione e la legge lo assegna ad ogni cittadino che abbia titolo di residenza nello stato che ne abbia bisogno”. E ancora: “L’autorizzazione delle cure all’estero, per ragioni di tempi e professionalità, benché si risolva in un esborso e non nella mera prestazione del servizio, in nulla differisce dall’assistenza dovuta dal servizio sanitario… Irrilevante per il dritto all’assistenza sanitaria della minore il fatto che i genitori abbiano definito con una transazione il giudizio civile risarcitorio per responsabilità medico-sanitaria promosso nei confronti dell’azienda Usl 7 di Siena e dei medici ritenuti responsabili della gravissima patologia che affligge la figlia. A fronte di questo dunque la piccina potrà finalmente tornare a curarsi dopo anni di sofferenze durante i quali i suoi genitori e un avvocato hanno combattuto con tenacia perché potesse avere una vita migliore.
Cecilia Marzotti
Si ringrazia per la foto in evidenza Matteo Bertocchi