L’evento si chiamava “Giornata della consapevolezza” ed in effetti, ascoltando i numerosi relatori presenti, ci si rende conto che per contrastare la violenza di genere si deve fare ancora molto.
Stamani a palazzo pubblico, a portare le testimonianze delle proprie esperienze maturate sul campo, sono stati avvocati, psicologi e dottori.
Il senso di quello che manca in Italia nella lotta a questo grave fenomeno è arrivato però dalle parole di un ex funzionario di polizia, Paola Fornacini: “Abbiamo normative obsolete che non danno possibilità d’agire – ha detto -. Il problema è che chi viene a denunciare non è sicuro non solo perché teme ripercussioni da parte del partner, ma anche perché teme che ciò che sta denunciando poi non porti a nulla. Credo che non ci debbano essere più lacune legislative”. Poco prima Fornacini aveva ricordato come tra alcune coppie “il più forte tenda a soggiogare l’altro” e come per le forze dell’ordine “sarebbe utilissimo avere uno psicologo che supporti l’ascolto delle vittime”.
Ad aprire l’incontro, moderato dalla giornalista e direttore di Siena News Katiuscia Vaselli, è stato l’assessore alle politiche sociali Micaela Papi che ha evidenziato l’impegno dell’amministrazione Fabio sul tema ed ha ricordato quanto sia stato corposo il cartellone di iniziative del Comune in occasione del 25 novembre. “Lavoriamo per una Siena che sia luogo dove le donne possano essere libere da ogni violenza e dove possano realizzarsi”, ha affermato.
Dopo di lei è l’avvocato civilista Cristina Barbato che è intervenuta sottolineando il carattere “multiforme” della violenza. “Non è un semplice raptus – ha aggiunto -. Gli episodi tragici sono solo la conclusione di un escalation di eventi che bisogna subito saper riconoscere. Se non riusciamo a fare questo non può esserci prevenzione”.
Le truffe sentimentali on-line sono state al centro della riflessione della professoressa Anna Coluccia, docente dell’Università di Siena. “Questi fatti accadono a persone che soffrono di solitudine – ha osservato Coluccia – . Viviamo un mondo molto strano: i giovani hanno perso la fisicità delle loro relazioni, sostituendoli con i social network. Anche il concetto di amicizia ormai è un falso, che viene vissuto solo su internet”.
Affermazioni queste che aprono all’excursus dello psicologo Jacopo Grisolaghi: “Tantissime persone vivono con un vuoto esistenziale che cercano di colmare con alcol, il cibo, il possesso delle persone. Tutto questo vuoto porta ad un crescendo di violenza e frustrazione”. Poi, ha aggiunto Grisolaghi, “c’è il tema della digitalizzazione a cui si lega un processo di deumanizzazione delle persone. Ed è in questo modo che perde di valore la vita stessa”.
A Lavina Claudione e Chiara Doretti, operatori della società della salute, è spettato il compito di spiegare quale è l’attività dei servizi sociali. “Siamo a lavoro direttamente con la vittima – così Claudione – ed il nostro team conta la collaborazione con le professionalità come l’associazione “Donna chiama donna” e la “rete Dafne”. Con loro c’è una comunione d’intenti ed anche con le forze dell’ordine. Cerchiamo inoltre di evitare l’allontanamento dai figli ma questo non si può fermare quando si rischia la vita”. “La nostra professione – dice invece Doretti – viene vista come quella di chi vuole mettere i bastoni tra le ruote. Bisognerebbe dunque scardinare alcune idee su quello che facciamo”.
“Le false denunce: un ostacolo da non sottovalutare”, questo il titolo del contributo dell’avvocato Cristina Cerri. “Anche le denunce diventano lo strumento per ottenere qualcosa – ha puntualizzato – soprattutto in ambito di separazione e di divorzio. Purtroppo ci sono anche miei colleghi e colleghe che certe volte prendono per buono queste cose per ottenere qualcosa da un punto di vista economico”.
La manifestazione era a cura della Commissione consiliare pari opportunità. Intanto in Fortezza è in programma “Un fiore, una pianta per donne vittime di violenza”, una cerimonia di commemorazione delle donne vittime di violenza, a cura dell’assessorato al decoro urbano del Comune di Siena. Sara tra l’altro piantumato un simbolico corbezzolo.
Marco Crimi