Le speranze per Emanuele Montomoli sono quelle di avere un vaccino contro il Coronavirus entro la fine del 2021 o all’inizio del 2022. In questi giorni difficili per l’Italia nei laboratori di Toscana Life Sciences la sua azienda VisMederi sta lavorando senza sosta e collabora attivamente con il Cepi, una coalizione pubblico-privata internazionale che combatte le epidemie con lo sviluppo dei vaccini. “Cepi sta cercando di sviluppare il primo vaccino contro il coronavirus – ci dice-, VisMederi lo testerà per capire se è realmente efficace sull’uomo. Questo è un virus nuovo, non avevamo niente di già preparato ma adesso siamo a buon punto: i primi studi preclinici dovrebbero partire di già nelle prossime settimane”.
L’azienda prosegue spedita nella sua ricerca, anche se il diffondersi del covid-19 impone delle modifiche al normale svolgimento del lavoro l’organizzazione che si è data VisMederi permette continuità nello svolgimento delle attività. “Abbiamo diviso i nostri dipendenti in gruppi omogenei – spiega-. Abbiamo incoraggiato lo smart working per chi lavora in amministrazione. Per chi opera nei laboratori c’è stata la separazione in 4 unità: una sta a casa sempre, è di background e se ci fosse un caso positivo entra e porta avanti le attività di base; una si trova al piano terra e una è al secondo piano nei laboratori dedicati; l’ultima unità entra a lavoro verso le 17 e nel weekend per non incrociare gli altri utenti. Cos, se ci fosse un contagio, la quarantena sarebbe solo per un singolo gruppo “.
Positivo è stato il giudizio del Ceo di VisMederi sulle misure di contenimento messe in campo nella nostra Regione. “L’utilità la possiamo vedere solo in un periodo più lungo, di certo è l’unica cosa che si poteva fare – afferma-.Non c’erano altre scelte, la diffusione del virus va rallentata, l’agente patogeno si trasmette per via aerea e l’unico modo per limitarne la diffusione è cercare di tenere le persone più lontano possibile fra loro, non favorendo sovraffollamenti o agglomerati. Non saranno misure risolutive ma un minimo di efficacia l’avranno, non lasciamoci ingannare però: al di là dei numeri di contagio il virus circola in ogni città, si tratta solo di discriminare chi ha sintomi e chi non ne ha”.
Montomoli poi, partendo dai due nuovi casi che sono stati scoperti, ha spiegato cosa accadrà adesso a Siena. “Il passaggio è molto semplice: quando c’è un soggetto infettato – conclude- questo viene seguito in ospedale o nel suo domicilio, poi c’è una questione più complessa e di competenza della sanità territoriale: quella dei contatti e delle quarantene, le quarantene vengono indicate ai soggetti che hanno avuto contatti stretti con il contagiato, quelle persone quotidianamente vicine al contagiato. Se un paziente dicesse ‘sono andato a correre in Piazza d’Armi’ non è che quelli che erano nella zona in quel momento devono essere seguiti. Tra i contatti stretti non tutti avranno un tampone ma solo chi risponde a un criterio epidemiologico e ad uno clinico”.
Katiuscia Vaselli
Marco Crimi
Di seguito l’intervista integrale
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