Da maggio 2020 ad aprile 2021 il Brunello ha registrato il record assoluto nella storia recente della Docg di fascette consegnate per le bottiglie collocate sul mercato. E ‘quanto da un’analisi del Consorzio del vino Brunello di Montalcino sui contrassegni di Stato rilasciati da Valoritalia nel pari periodo dal 2008 a oggi. Ma le notizie positive non si fermano qui.
Infatti combinazione delle super-annate 2015 e 2016 fa proseguire a gonfie vele l’anno d’oro del Brunello di Montalcino. Da metà novembre il Brunello 2016 ha sommato 5,7 milioni di fascette consegnate alle 250 imprese di Montalcino, “ben oltre la metà dell’intera produzione dell’annata”, rileva il Consorzio. La riserva 2015 invece nel primo quadrimestre ha incrementato i volumi sul pari periodo dello scorso anno del 583% e del 95,5% sulla media dell’ultimo triennio. Scendono invece le giacenze dell’imbottigliato sono infine calate del 40% da luglio 2020 ad aprile 2021, a fronte di una sostanziale stabilità del prodotto sfuso in cantina. Bene anche il Rosso di Montalcino, segnalato in crescita di oltre il 7% in questo avvio di stagione e in recupero rispetto all’andamento dell’ultimo triennio (-0,3%).
“Nonostante le difficoltà che tutti conosciamo – ha detto il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci – siamo riusciti a chiudere molto bene il 2020, ma il vero exploit lo stiamo registrando adesso: nei primi 4 mesi di quest’anno l’incremento sullo stesso periodo dello scorso anno è addirittura del 38%, ma ciò che balza all’occhio è anche il +43% di sigilli di Stato richiesti nel quadrimestre rispetto alla media del triennio 2018-2020. Non ci fermiamo qui – ha concluso – siamo pronti ad accelerare sui mercati emergenti, Far East in primis, e a consolidare il primato negli Usa e le vendite nel Nord Europa, forti anche di una tendenza bio sempre più evidente, con la metà del vigneto-Brunello certificato o in attesa di certificazione”.
Per il Brunello le novità però non si fermano qui. Le vigne di Montalcino si sono scoperte infatti tra i territori vitati a maggior incidenza biologica d’Italia, con una percentuale di 3 volte superiore alla media nazionale. Un’altra analisi del Consorzio dimostra come le vigne bio sfiorino il 50% del totale coltivato per la docg. Altissima anche la percentuale di viticoltori convertiti (o in fase di conversione) alla pratica sostenibile: 106 su 257 aziende, oltre 4 su 10. “Siamo soddisfatti per una transizione che si sta rivelando più veloce del previsto – ha detto il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci -. A Montalcino la vigna ha sempre avuto un ruolo rispettoso dell’ambiente, e rappresenta solo 15% delle aree rurali, in un territorio contraddistinto da una notevole biodiversità con un patrimonio boschivo che rappresenta il 50% del totale ma anche con oliveti (10%), seminativi, pascoli e altre piantagioni. Una tendenza, quella bio, che ha pure una ratio economica se si considerano le intenzioni di acquisto per tipologia dei consumatori nei nostri mercati chiave”.