foto di Giorgos~
Se c’è un settore che sul tema delle aree vaste e delle fusioni o aggregazioni fra comuni può dare spunti interessanti – e molto concreti – di discussione, è senz’altro il turismo.
Proprio perché l’arte, la cultura, la bellezza, i punti di interesse, i paesaggi, i buoni piatti ignorano felicemente i confini amministrativi, ecco che si possono evidenziare modelli di gestione e di competenze, a cui ispirarsi anche in altri settori.
Per quanto bocciato da un referendum popolare, la proposta di un comune unico per l’Isola d’Elba avrebbe invece il senso di dare una gestione complessiva ad una destinazione balneare fra le più importanti della Toscana, e non solo, tanto è vero che esisteva una Apt specifica dell’isola, proprio per i numeri che è capace di fare e per le caratteristiche particolari rispetto alla terraferma.
Così come un’area vasta Livorno-Lucca-Pisa – tanto più legata all’integrazione fra porto, aeroporto e ferrovia – è già esistente nei fatti, anche se non ancora codificata a livello amministrativo o di collaborazione fra le amministrazioni pubbliche e gli operatori privati.
Questa esigenza si pone in maniera forte anche per Siena, che ha confini territoriali troppo piccoli, e dintorni così ricchi di interesse, per poter impostare una efficace politica turistica di territorio senza allargare il proprio orizzonte di riferimento.
La “Grande Siena” del turismo esiste già da anni, ed è quella che vede Siena come punto nodale della Via Francigena, sicuramente a livello regionale, ma anche a quello europeo. Oppure come punto di partenza del Treno Natura e quindi porta di ingresso verso le Crete senesi e la Valdorcia. Né si può pensare che Siena città non “respiri” l’aria del ciclismo dell’Eroica, solo perché il tratto di strada che la attraversa è in fondo così breve, o che quelle di Rapolano non possano essere “anche” le terme di Siena, visto che sono appena a 15 minuti di distanza.
Se poi vogliamo essere sinceri fino in fondo, l’esperienza in corso di Siena 2015 capitale italiana della cultura dimostra come sia frustrante e limitativo dover rispettare i confini territoriali del comune capoluogo quando si devono impostare politiche culturali che traggono invece ricchezza dal fatto di avere un bacino di riferimento – omogeneo – molto più ampio.
Tutti esempi che dimostrano come nel turismo la città più grande non debba esercitare un ruolo egemone, ma invece l’esatto opposto: è il capoluogo ad avere bisogno del territorio circostante proprio perché solo così può dare più forza e sostanza alla propria capacità di destinazione attraente a livello internazionale.
Roberto Guiggiani
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