Il 23 dicembre 1931 viene pubblicato il manifesto con le denominazioni del nuovo stradario di Siena voluto dal podestà Fabio Bargagli Petrucci. Lo stradario sarebbe entrato in vigore a decorrere dal 1 gennaio 1932. Il podestà aveva preso al volo una disposizione governativa firmata il 1 agosto 1931 da Benito Mussolini, con la quale si ordinava, per festeggiare il decimo anniversario della Marcia su Roma, a tutti i centri urbani di intitolare una strada proprio alla Capitale (“d’ordine di S.E. il Capo del Governo, tutti i centri urbani abbiano intitolata, con l’inizio dell’anno decimo, una via non secondaria al nome di Roma”). Bargagli Petrucci, dunque, approfitta dello spunto offerto per sottoporre alla Commissione dei Viari una proposta di modifica toponomastica più complessiva: passata ormai l’epoca in cui bisognava glorificare fatti e personaggi protagonisti del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, dentro le mura si potevano ripristinare le antiche denominazioni, mentre i nomi più “moderni” si potevano spostate nell’immediata periferia extra-moenia, con l’unica eccezione di via Garibaldi. Così facendo il podestà si propone di unire la necessità di salvaguardare e tramandare, anche attraverso la toponomastica, le gloriose radici storiche della città, a cui i senesi erano visceralmente attaccati e di cui erano particolarmente gelosi, con la volontà, comunque incalzante, di non far cadere nell’oblio il mito del Risorgimento. La proposta avanzata da Bargagli Petrucci viene accolta con entusiasmo sia dalle istituzioni che dalla popolazione e molto elogiata dalla stampa cittadina. Così via Cavour torna ad essere via dei Montanini; viale Curtatone è di nuovo chiamato San Domenico, via Magenta è via Pian d’Ovile, via Montebello è via Campansi; via Ricasoli riprende l’antico nome di Pantaneto. Ma soprattutto piazza Vittorio Emanuele torna ad essere ufficialmente anche nel nome (nel cuore dei senesi lo era sempre stata): Il Campo.
Di Maura Martellucci e Roberto Cresti