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Archivio di Stato di Siena: la storia

Il 17 novembre 1858, con motu proprio emanato dal Granduca Leopodo II, viene istituito a Siena l’Archivio di Stato. La sua istituzione nasce da un clima di rinnovata passione per gli studi storici e di attenzione verso il patrimonio archivistico che caratterizza la Toscana di quegli anni grazie soprattutto all’impegno di Francesco Bonaini, soprintendente degli archivi del Granducato. Nel nuovo Istituto, che ha subito come sede il quattrocentesco palazzo Piccolomini, confluisce una grande quantità di materiale archivistico sino ad allora conservato nei due grandi archivi cittadini: quello Diplomatico e delle Riformagioni e l’altro dell’Archivio Generale dei Contratti. Da questi due antichi istituti archivistici furono versati i documenti prodotti dalle magistrature dello Stato Senese (corrispondente, in pratica, alle attuali province di Siena e Grosseto) nelle due grandi fasi della sua storia: quella comunale e repubblicana (dal XIII secolo al 1557) e quella granducale fino alla dominazione napoleonica (1808). Dopo l’Unità d’Italia, arriva in Istituto anche il materiale archivistico di pertinenza degli uffici statali periferici della provincia (come Prefettura e tribunali). Nel 1858, ad organizzare il nuovo istituto, a partire dal 23 novembre, viene chiamato Francesco Corbani, professore di Economia sociale nell’Ateneo senese. Corbani (nato nel 1804 in una modesta famiglia senese) viene preferito ad altri candidati perché, dopo essersi laureato in legge, dal 1826 al 1842 lavora come segretario nell’ospedale di Santa Maria della Scala e nell’archivio storico di quell’istituto avvia ordinamenti e ricerche, soprattutto di storia economica, approfondendo poi questi studi nell’Archivio delle Riformagioni. L’Archivio di Stato di Siena conserva, oggi, una documentazione sterminata. Vale la pena di fare alcuni numeri: il fondo Diplomatico senese è il secondo in Italia per numero di unità dopo quello dell’Archivio di Stato di Firenze e comprende 62.441 pergamene, dal 736 al sec. XIX; i registri, le buste, le filze, le mappe, i fascicoli ed i documenti sciolti ammontano, invece, a circa 164.000 unità, divise in più di 200 fondi ed allineate su quasi 13,5 km. di scaffalatura. Non possiamo, poi, non ricordare che del patrimonio posseduto dall’Archivio fa parte la splendida collezione delle Tavolette di Biccherna, esposta e visitabile nel Museo dell’Istituto.

di Maura Martellucci e Roberto Cresti

Tilde Randazzo

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