Di seguito sono elencati alcuni episodi di maggior rilievo:
1. Maggio 1996, arrestate 22 persone tra Enna, Catania, Siena e Milano. Sono
accusati da 2 pentiti della provincia di Enna di far parte di un banda dedita al traffico di droga e di armi. Gli investigatori non escludono che siano responsabili di alcuni omicidi avvenuti negli anni scorsi nell’Ennese.
2. Maggio 2000, operazione Giglio Vitale, i Carabinieri del ROS hanno effettuato un blitz in contemporanea a Palermo, Siena, Firenze e in altre località della penisola nei confronti di appartenenti al mandamento di Partinico (PA), espressione dello schieramento di cosa nostra facente capo al clan dei corleonesi. (vedi pag. 23, n. 9).
3. Novembre 2002, sequestrati beni per 150 milioni di euro (tra Palermo, Roma, Milano e Siena) al costruttore palermitano Francesco Zummo, arrestato nel 2001 con l’accusa di associazione mafiosa e di avere riciclato il denaro dell’’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, di Bernardo Provenzano e altri mafiosi.
4. Novembre 2008, operazione nei confronti di un’organizzazione criminale dedita al riciclaggio di autoveicoli. (vedi pag. 114, n. 11).
5. Maggio 2009, operazione Black, i Carabinieri di Poggibonsi e di Radda in Chianti hanno arrestato 17 persone e denunciate altre 35. Gli indagati, di nazionalità italiana e albanese, sono accusati di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e di altri reati connessi. È stata sequestrata droga per un valore complessivo di 200.000 euro.
6. Marzo 2010, operazione antimafia contro la rete di favoreggiatori del capo di cosa nostra, Matteo Messina Denaro. (vedi pag. 116, n. 20).
7. Giugno 2010, operazione Golden Travel, eseguita nei confronti del clan camorristico Di Biasi. (vedi pag. 90, n. 14).
8. Agosto 2010, 8 ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dalla Procura Distrettuale Antimafia del Tribunale di Firenze, al termine di una operazione contro la criminalità organizzata, svolta congiuntamente dai Carabinieri di Montepulciano e dalla Guardia di Finanza. I provvedimenti restrittivi, eseguiti nelle provincie di Catanzaro, Reggio Calabria, Spoleto (PG), Cuneo e Napoli, sono diretti ad altrettanti soggetti – (un campano, cinque calabresi e due umbri) – ritenuti responsabili di associazione di stampo mafioso finalizzata ai reati di tentato sequestro di persona, estorsione, lesioni e furto in abitazione, commessi nell’arco temporale che va dal 2008 al 2009, nel territorio di Montepulciano, Sinalunga, Chianciano Terme, Chiusi, Ciampino e Spoleto. Le lunghe e complesse indagini partite in seguito all’incendio della discoteca La Capannina avvenuto il 5 marzo 2008, ed hanno permesso di far luce anche su un tentativo di sequestro di persona avvenuto in precedenza e svanito solo per la resistenza fisica messa in atto dalla vittima. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, per radicarsi in Toscana il gruppo sarebbe entrato in contatto con un personaggio che già aveva affari nel Senese. I rapporti fra lui e i componenti dell’associazione sarebbero però presto degenerati e l’uomo sarebbe stato così vittima, fra l’altro, di un tentativo di sequestro e di un’estorsione: la cifra richiesta, per un debito non ingente, era di 2 milioni di euro. Il gruppo criminale che comprende anche un affiliato ad una pericolosa nota ‘ndrina, quella dei Crea di Rizziconi (RC), già condannato per omicidio volontario e associazione mafiosa, al tempo dei fatti sottoposto a regime di semilibertà, aveva l’obiettivo di rafforzare la cosca nella regione.
9. Febbraio 2011, sono stati arrestati 12 appartenenti al clan D’Alessandro. Le indagini, condotte dalla DDA di Napoli, iniziate nel 2009, hanno consentito di acquisire elementi probatori su due rapine e su violazioni in materia di armi e di sostanze stupefacenti, tutti reati consumati tra Castellammare e alcune regioni d’Italia come la Toscana, l’Emilia Romagna e la Calabria. L’organizzazione criminale riusciva a riciclare parte dei proventi delle attività illecite in iniziative imprenditoriali in Toscana, attraverso la complicità di pregiudicati del napoletano residenti in regione.
Quest’ultimi, padre e figlio, residenti in provincia di Siena, avevano dato ospitalità ad un componente del clan che aveva partecipato all’omicidio del consigliere comunale di Castellammare di Stabia, Luigi Tommasino, ucciso in un agguato il 3 febbraio 2009. Sempre in Toscana i D’Alessandro stavano cercando di ripulire il denaro acquistando alcune società ed aprendo alcune attività. Nel mese di ottobre 2012 sono stati sequestrati due terreni a Piancastagnaio (SI).