Una mostra per conoscere Santa Caterina

Si è conclusa la mostra ‘Scrittura cateriniana e Predicazione domenicana‘, allestita nella sacrestia della basilica di San Domenico in occasione del giubileo dell’Ordine dei Predicatori domenicani (800 anni dalla fondazione dell’ordine). Dal 7 al 18 aprile, la mostra curata dall’architetto Alessandro Bagnoli e promossa dalla comunità dei Padri Domenicani in collaborazione con la Biblioteca Comunale e l’archivio di Stato, ha presentato al pubblico testi e lettere che tracciano parte della storia e della predicazione di Santa Caterina da Siena e cimeli perfettamente conservati che fanno parte di un immenso patrimonio riguardante la Santa patrona d’Italia e d’Europa. La mostra è stata quotidianamente sorvegliata dai membri dell’associazione dei Carabinieri in congedo.

“Questi sono solo alcuni degli scritti che abbiamo e molti sono andati perduti, ma l’opera letteraria di Santa Caterina è immensa” dice il parroco di San Domenico, Padre Alfredo Scarciglia, il quale ci ha gentilmente accompagnati durante la visita. Il percorso ha avuto inizio con la bolla di canonizzazione della Santa scritta da Papa Pio II, datata 1461, e quella di Papa Gregorio XI del 1376, con la quale si dava la possibilità di poter celebrare le funzioni ai sacerdoti che viaggiavano con Caterina, anche nelle città sotto l’interdetto papale.

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Tra i cimeli, una lettera della Santa del 1394 e ricopiata dal suo discepolo Stefano Maconi. Maconi si rivolse a Caterina Benincasa per ottenere aiuto nel mediare le contese tra fazioni all’interno della città, ma fu proprio grazie all’incontro con la donna, la quale gli cambiò la vita, che Stefano Maconi decise di abbandonare il suo coinvolgimento in tali discordie, divenendo uno dei discepoli di Caterina.

“Santa Caterina – ci ha spiegato Padre Alfredo – non sapeva scrivere e si affidava ai suoi discepoli che scrivevano per lei sotto dettatura. L’unico documento scritto di suo pugno è la ‘Preghiera allo Spirito Santo‘ poche righe ma che rappresentano un vero miracolo, avvenuto durante il suo soggiorno alla Rocca di Tentennano“. A raccontarci di altri eventi miracolosi, sono state le preziose biccherne rappresentanti il matrimonio mistico e la stigmatizzazione di Santa Caterina: due opere di estrema bellezza conservate nell’archivio di Stato. Per quanto riguarda i testi, oltre alle lettere di Santa Caterina, abbiamo potuto ammirare un manoscritto del Beato Ambrogio Lorenzetti sull’eucarestia e una raccolta di lettere cateriniane dell’Abate Luigi de Angelis.

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Al centro della sacrestia, una splendida teca del 1711 realizzata da Giuseppe Piemontini che ha ospitato la reliquia della testa della Santa fino al 1931, quando fu spostata nell’attuale reliquiario. E’ bastato un colpo d’occhio per restare travolti dalla magnificenza della teca in bronzo dorato, la quale è decorata da ornamenti in cristallo e pietre preziose, quali diaspro e ametista.

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La visita si è conclusa con una ‘chicca’ che Padre Alfredo ci ha mostrato con una punta di orgoglio: durante il restauro avvenuto circa 10 anni fa di un quadro di Antonio Bazzi, è stata scoperta una seconda opera conservata nel retro del quadro stesso, ordinatamente ripiegata.

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L’immagine rappresenta la stessa Madonna raffigurata nel primo quadro ed è, probabilmente, il risultato di uno studio dell’immagine avvenuto in precedenza. Studi hanno confermato che anch’essa appartiene alla mano del Bazzi.

Arianna Falchi