
Massimo Bianchi, docente universitario di Storia dei rapporti tra Stato e Chiesa e nel cda dell’Opera della Metropolitana era presente sabato ai funerali del Santo Padre. Se ne continua ovviamente a parlare anche in questi giorni in tutto il mondo, in attesa del conclave: quale il pathos, cosa si porterà dietro?
“Sì, sono state due giornate molto intense. Mi riferisco anche al giorno precedente, al passaggio davanti alla salma di Papa Francesco, che è stato un momento molto commovente. È stato un incontro tra il Papa e il popolo, che ha risposto in maniera molto partecipata. Ho visto molti volti commossi, persone che pregavano: non era solo un passaggio rituale veloce, come spesso accade, ma un momento sentito. Questo ci invita a riflettere ancora più profondamente sull’eredità di Papa Francesco. Riguardo ai funerali, è stato notato che, in un certo senso, ci sono stati due funerali: quello solenne in Piazza San Pietro, per salutare un pontefice di grande spessore come Francesco, e poi quello “popolare” lungo il tragitto, con la gente che lo aspettava vicino a Santa Maria Maggiore. C’erano detenuti, poveri, persone che Francesco ha sempre privilegiato, non per inclinazione personale, ma perché era fedele al Vangelo. Papa Francesco non ha inventato nulla di nuovo, ha semplicemente attualizzato il messaggio evangelico, con straordinaria ordinarietà”.
Il giorno dopo, durante i funerali, c’era anche il Giubileo degli adolescenti, con 400 giovani provenienti dalle arcidiocesi di Siena e Montepulciano. Un numero significativo…
“Personalmente non li ho visti tra la folla, ma so che hanno poi partecipato a una messa con il cardinale Lojudice, che ha detto ai ragazzi una frase molto significativa: “Pregate per noi”, sottolineando l’importanza del sostegno dei giovani in questo momento storico della Chiesa. Peccato che i ragazzi non abbiano potuto assistere alla canonizzazione di Carlo Acutis, rimandata ai prossimi mesi. Sarà comunque un altro importante appuntamento dell’Anno Giubilare, molto emozionante”.
Torniamo alla giornata di oggi. La congregazione si è concentrata sulla situazione mondiale molto complessa e su come dovrà essere il nuovo Papa. È stata decisa anche la data del conclave: inizierà il 7 maggio…
“Molto brevemente: i cardinali hanno preso atto della scarsa conoscenza reciproca all’interno del collegio cardinalizio, che oggi è molto ampio — 252 cardinali in tutto, 133 elettori. Papa Francesco aveva nominato cardinali da tutto il mondo, spesso da luoghi remoti, quindi la necessità di conoscersi è molto forte. C’è un vecchio adagio vaticano che dice: più durano le congregazioni, meno dura il conclave. Così è prevalsa l’idea di prendersi qualche giorno in più per confrontarsi, rimandando l’inizio del conclave dal 5 al 7 maggio. Le congregazioni servono anche a delineare il profilo ideale del nuovo Papa, oltre a discutere i problemi generali della Chiesa. La continuità con il pontificato di Francesco sembra un elemento assodato. Molti cardinali si sono recati insieme alla tomba di Francesco, un gesto corale che va proprio nella direzione di non tornare indietro rispetto al cammino tracciato da Papa Francesco”.
Katiuscia Vaselli