Avevamo iniziato ad affrontare l’argomento subito dopo la pausa estiva.
Purtroppo, nella prima metà del 2024 i danni patrimoniali causati da inondazioni catastrofiche, tempeste estreme e terremoti, hanno portato a perdite complessive internazionali di circa 120 miliardi di dollari, secondo i dati dell’ultimo rapporto di Munich Re. Un problema mondiale che mette in luce un divario significativo tra quanto patrimonialmente è effettivamente assicurato, dunque risarcibile, e quanto non lo è.
Il tema è delicatissimo, sia perché mai è possibile dare un prezzo alla vita umana, sia perché apre il dibattito alle responsabilità, e aprendo questa finestra, i profili che si potrebbero delineare sono molteplici. Per questo credo che ogni situazione vada valutata singolarmente dal punto di vista di cosa si dovrebbe fare prima per non subire il danno in tutte le sue forme; di quanto venga effettivamente fatto da chi è chiamato a farlo nelle sedi pubbliche e private; piuttosto che di quanto venga programmato come azione di tutela e protezione del patrimonio della collettività e di quello privato.
I dati ANIA riportano la presenza di assicurazioni sugli eventi climatici di case e imprese rispettivamente pari al 6% e al 5%. Numeri bassi, non in grado di rispondere a un aumento degli eventi naturali negativi a cui stiamo assistendo. Difficile prevedere scenari futuri, tanto da lanciare, da parte dell’esecutivo, l’opzione di un obbligo assicurativo individuale sulle abitazioni private, per coprire potenziali danni causati da eventi atmosferici e sismici.
Nella manovra del Governo del 2024 è stato introdotto l’obbligo di stipulare contratti assicurativi per danni causati da eventi catastrofali a carico delle imprese, a cui dovrebbe seguire il decreto attuativo. Un indirizzo che sembrerebbe riguardare, in un prossimo futuro, anche le abitazioni.
La materia non è semplice dal punto di vista tecnico e attuariale, date le differenze geologiche e territoriali del nostro Paese, che delineano aree ad alto rischio e concentrazione, oltre che un mercato immobiliare frammentato, che determina valori e prezzi diversi da zona a zona.
È chiaro che il driver sarà il principio della mutualità, che consente di ripartire il rischio potenziale sulla collettività che aderisce, facendo sopportare un costo accessibile ai sottoscrittori, in caso di verifica di evento negativo. Ma è intuibile, anche per i non addetti ai lavori, che in certe zone, dove la probabilità che l’evento sfavorevole si verifichi è alta, che il calcolo del premio da corrispondere per la copertura sale per chi vuole proteggersi, considerando che la compagnia che dovrà risarcire ha un rischio alto di dover onorare il contratto.
Allora, non si può pensare che basti la responsabilizzazione del singolo: è un tema di sinergia tra pubblico e privato, in cui le azioni sono preventive e non si ammettono negligenze da parte del sistema pubblico ex ante, affinché vengano destinate le risorse economiche che occorrono, in modo, magari, da ridurre i rischi potenziali, e di conseguenza, i premi a carico dei privati che decidono consapevolmente di tutelarsi, per poter rispondere in maniera diversa al danno, e in tempi più accettabili.
Ciò che rappresenterà senz’altro una spinta gentile sarà dato dagli eventuali incentivi fiscali, affinché si costruiscano soluzioni tecnicamente fattibili per le compagnie ed effettivamente affrontabili economicamente per gli assicurati.
Il tema è sul tavolo e richiede un salto culturale nel prevenire e non subire i danni che possono colpire le persone e le cose, sconvolgendo vite e patrimoni, ma anche vedendo dissipare ricchezza architettonica e geologica di portata immensa, come quella che il nostro Paese ha in dotazione.
Un salto da fare; a partire dal pubblico che faccia i conti sull’assicurarsi, dato che l’Italia presenta in Europa un alto Protection Gap, cioè un divario reale tra l’esposizione al rischio catastrofe naturale e la protezione assicurativa da tali rischi.
Divario da colmare nel rispetto della vita e del benessere economico di ognuno di noi.
Maria Luisa Visione