foto di Antonio Cinotti
Con settembre è ripartita la stagione del turismo del vino in Toscana.
Primo appuntamento, come sempre, l’Expo del Chianti classico di Greve in Chianti (10-13 settembre), ma adesso entra in scena la provincia di Siena, che con le sue Docg e Dop è come noto al vertice dell’enologia nazionale.
“Ville aperte nel Chianti” mette in fila quattro appuntamenti in altrettante aziende del Comune di Castelnuovo Berardenga (20 settembre a Dievole, 27 settembre a Villa di Canonica a Cerreto, 4 ottobre l’Aiola a Vagliagli, 11 ottobre a Monaciano), con quella formula che non finisce mai di piacere, fatta di visite guidate ai giardini e alle cantine e poi degustazione di vini alla fine.
Dal 25 al 27 settembre saranno invece i Terzieri di Chiusi ad animare la tradizionale Festa dell’Uva e del Vino (edizione n. 33), tra l’altro anche con una enoteca dei migliori vini di tutta Italia, che va contro ogni tentazione di campanilismo.
E sono sette, soltanto nella nostra provincia, le “Cantine aperte in vendemmia” che hanno raccolto l’invito del Movimento del Turismo del Vino per consentire – nei mesi di settembre ed ottobre – passeggiate in vigna durante la vendemmia e far conoscere da vicino il momento in cui nasce un grande vino: Canneto e Bindella a Montepulciano, Badia a Coltibuono a Gaiole, Castello d’Albola a Radda, Col d’Orcia e Casato Prime Donne a Montalcino, Fattoria del Colle a Trequanda.
E’ sufficiente questo quadro, pur sommario ed incompleto, per far capire l’importanza economica del settore vino sui nostri territori e le possibilità che potrebbe aprire se venisse finalmente considerato un volano di sviluppo e di occupazione. Secondo i dati di Wine Tourism Conference e dell’Associazione nazionale Città del Vino, su un bacino di 20 milioni di enoturisti che ogni anno si muovono per assecondare la loro passione per vini e territori, soltanto 3 sono quelli che scelgono l’Italia, percentuale senz’altro significativa, ma che fa capire quanto la vivacità e la disponibilità delle nostre aziende vinicole potrebbe essere base per un lavoro di valorizzazione e promozione.
Né si deve pensare che si tratti di un mercato maturo, anzi è l’esatto contrario. Basta vedere l’attenzione mediatica, nazionale ed internazionale, che ha ricevuto il primo Chianti vegano certificato della Fattoria Casabianca a Murlo, per rendersi conto che ci sono spazi di lavoro molto ampi ed innovativi, sui quali lavorare tutti insieme.
Non sarebbe male parlarne, fra una passeggiata in vigna ed una degustazione.
Roberto Guiggiani
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