Lancia l’allarme su “una litania nazionale” che “spinge a mettere in discussione l’antifascismo” e che “vuole aprire la strada ad una versione denigratoria della Resistenza”. E ad essa Silvia Folchi contrappone “l’antifascismo contemporaneo” che è “progetto plurale radicato nel passato ma allo stesso tempo presente” e “processo in perenne sviluppo”.
La presidente del comitato provinciale dell’Anpi di Siena ha chiuso le celebrazioni istituzionali del 25 aprile nel Comune di Siena, che sono iniziate intorno alle 15.45 con la deposizione della corona in memoria dei caduti all’Asilo Monumento e con la partenza del corteo che ha sfilato per le via della città .
Folchi non si è limitata a parlare solo del valore della festa della Liberazione: nel suo intervento ha criticato la svolta presidenzialista che il Governo intende dare al Paese (“quella legge elettorale la voleva Giorgio Almirante) e la “diseguaglianza generata dall’autonomia differenziata”.
Ed ancora: “Il nostro Stato garantisce la libertà alle donne di decidere sul proprio corpo – ha proseguito-. Siamo preoccupati che gruppi fascisti e nazisti europei, numericamente forti, possano entrare ‘mascherati’ nei partiti nel Parlamento europeo con le prossime elezioni”. Prosegue Folchi: “Credo che dobbiamo essere grati agli studenti universitari. Con le loro proteste stanno interrompendo il mutismo di una società che assiste inerte al massacro del popolo palestinese”.
Pietro Calamandrei è stato citato dal sindaco Nicoletta Fabio che ha parlato del 25 aprile come “un patrimonio condiviso” e dei principi di libertà e democrazia “che vanno riaffermati giorno per giorno”. Il primo cittadino si è poi appellata alla concordia delle varie forze politiche chiedendo di “mettere l’accento sui valori comuni della Liberazione che furono alla base della nostra democrazia”.
Il sindaco è stato tra l’altro “bacchettato” dall’onorevole del Pd Laura Boldrini che era presente alle celebrazioni: “Peccato non sia riuscita a non pronunciare mai la parola antifascista”, sono state le sue parole.
Il presidente della provincia David Bussagli riprende invece l’ultimo discorso di Giacomo Matteotti fatto alla Camera dei deputati il 30 maggio 1924. “Pagò con la vita le sue parole – ha detto Bussagli-. Ricordo il suo sacrificio per dirvi che il fascismo è stato un crimine fin dall’inizio e non un’opinione. Siamo tutti orgogliosamente antifascisti, senza distinzione alcuna. Senza questo nostro convincimento non potrebbe esistere la nostra comunità ”.
Poi la parola passa al presidente del gabinetto letterario Viesseux Riccardo Nencini: “A chi ha ancora dei dubbi sul valore di questa festa dobbiamo raccontare quanto accaduto. Lo dobbiamo ad una generazione di nonni e bisnonni che ci hanno reso ciò che siamo ora. Anche per loro non dobbiamo vergognarci di gridare la parola antifascismo”.
Ottanta studenti invece hanno partecipato al corteo organizzato dal sindacato universitario Cravos che dalle logge del Papa si è mosso fino al prato di Sant’Agostino. “Se essere antifascisti significa prima di tutto non essere indifferenti, in questa giornata la nostra solidarietà va ai popoli della Palestina e del Kurdistan che lottano contro chi vuole cancellarli dalla storia, all’Ucraina devastata dall’invasione russa, dai battaglioni neonazisti e dalla militarizzazione della Nato, e a tutti i popoli oppressi che lottano per la propria autodeterminazione”, spiegano gli organizzatori.
MC