Beko, gli operai chiedono al Comune ristori e l’esenzione dalle tasse

A palazzo pubblico chiedono  “ristori economici e l’esenzione delle tasse comunali” i lavoratori di Beko Europe perché “la lotta sarà lunga e pertanto bisogna che sia sostenibile”.

I desiderata sono contenuti in una missiva che il presidente del consiglio comunale Davide Ciacci ha letto stamani davanti ad un centinaio di operai del sito di viale Toselli, presenti per assistere all’ interrogazione urgente presentata dalle opposizioni sulla vertenza. Quali azioni metterete in campo per tutelare la salvaguardia di 299 famiglie?: è in sostanza la domanda contenuta nell’atto.

A rispondere il primo cittadino Nicoletta Fabio. L’incipit è stato sul golden power: “Quando nel 2023 il Ministero dette parer affermativo sulla fusione tra Arcelik e Whirlpool impartì anche precise direttive per l’ingresso di Beko in Italia. Direttive indirizzate proprio a evitare che potesse operare nel nostro paese un soggetto che non tutelasse i lavoratori all’interno del proprio piano industriale. Quindi se l’azienda non ottempera, come sta facendo, alle prescrizioni, diviene oggetto di ‘golden power’, non perché operi in un settore strategico, ma perché disattende le direttive del Governo alle quali è subordinata la sua presenza”.

Per Fabio l’obiettivo “resta la reindustrializzazione” e “per l’amministrazione l’attuale sito Beko rimane area industriale”. Poi il passaggio sulla proprietà dello stabilimento: “senz’altro – aggiunge – l’affitto cospicuo che Beko paga è una delle debolezze rispetto agli altri stabilimenti del gruppo. In ottica futura è un deterrente non da poco per eventuali nuovi investitori”.

Il sindaco ha fatto sapere che la questione dei ristori sarà discussa in futuro. A gennaio dovrebbe tenersi un consiglio comunale che avrebbe l’argomento della vertenza Beko Europe come singolo ordine del giorno: “La dignità è quella che va garantita. Avete chiesto lavoro e lavoro deve essere dato”, la promessa finale.

Non soddisfatta Giulia Mazzarelli: “Siamo oggettivamente in ritardo, questa pressione andava esercitata molto prima, quando lei parla di attivarsi con la proprietà per alleggerire l’azienda dal peso del costo di affitto, ebbene io ritengo che tale passaggio andasse fatto mesi fa, con una produzione in forte calo che ha toccato i minimi storici”.

Perplessità sono espresse anche dai sindacalisti, presenti alla discussione in aula: “Non possiamo accontentarci di sentir dire che ci sono tempi europei, tavoli con dinamiche complesse e leggi deboli. Non lo accettiamo – dice il segretario Fiom Cgil di Siena Daniela Miniero – . Il Governo ha la responsabilità e il potere di legiferare. Il Comune, dal canto suo, dovrebbe sfruttare il fatto di avere un Governo dello stesso colore politico per esercitare una pressione maggiore rispetto a un partito di opposizione”.

Naturali poi i dubbi sul golden power: “Resta il nodo della vicenda – osserva Gianni Bassani, del sindacato Cobas -. E se anche il nostro stabilimento potesse farne parte rientrarci allora si prefigurerebbe un intervento diretto dello Stato. Però non so, visto i tempi che tirano,  se il Governo è incline a fare questo passo. Sono dubbi che voglio sciogliere all’incontro del 10 dicembre”.

Massimo Martini, segretario Uilm Siena, indica la strategia: “Io sostengo che Siena debba continuare a produrre per altri tre anni. Non contano i livelli dei volumi, ma è importante che Siena vada avanti per i prossimi tre anni. Il sindaco in provincia disse che il contratto d’affitto con Beko sarebbe andato avanti fino a tutto il 2027. Perciò, in presenza della locazione con Duccio immobiliare, Beko deve continuare a produrre fino a tutto il 2027. Così facendo abbiamo tre anni per provare a reinvestire su Siena. E chi deve investire e portare nuovo lavoro è Arcelik, il gruppo che controlla Beko”.

Marco Crimi