Se nel comunicato inviato ieri aveva usato toni abbastanza pacati adesso Roberto Di Pietra va all’attacco.
Ed in una lettera inviata al corpo docenti, al personale tecnico-amministrativo e agli studenti il rettore dell’Università parla di una “strumentalizzazione” politica e mediatica che sta accadendo ora, sul caso Israele-Palestina, “per volontà dell’associazione studentesca Cravos” che “sta inscenando ora e suppongo nei prossimi giorni esattamente quello che aveva in mente indicando la data del 7 ottobre”.
Non solo: Di Pietra sottolinea anche “alcune frasi offensive per la sensibilità mia e dei componenti del senato accademico” che uno degli studenti, a nome di Cravos, avrebbe inviato nella serata di ieri.
Tra i passaggi, contenuti nella missiva, anche un ritorno sul motivo per cui la conferenza – che avrebbe visto tra i relatori Francesca Albanese, che per l’Onu segue ciò che sta accadendo in quella regione del mondo, e lo storico israeliano Ilan Pappé- è stata messa in standby.
L’assise accademica, ha ricordato, “ha discusso a lungo sull’iniziativa dell’associazione studentesca Cravos, non mettendo mai in discussione il valore della conferenza sulla questione israelo-palestinese da loro proposta ed il valore di alcuni tra i relatori invitati. Semmai ha posto principalmente la sua attenzione sulla questione della scelta deliberata di svolgerla proprio nella data del 7 ottobre 2024, ovvero ad un anno esatto dai tragici fatti avvenuti nel 2023″.
E prosegue: ” Quando detto in termini di censura e divieto non corrisponde alla richiesta di spostare ad altra data e, soprattutto, alla posizione più volte espressa dall’ateneo e non rende giustizia rispetto a quanto affermato nelle dichiarazioni sulla questione palestinese ed a quanto concretamente stiamo facendo in favore di studentesse rifugiate e rifugiati provenienti da quelle e altre aree di crisi nel mondo. Temo, anzi ne sono sicuro, che anche queste righe di precisazione saranno oggetto di ulteriori mistificazioni e polemiche alle quali non intendo dare seguito se non nelle sedi ufficiali attraverso cui il nostro ateneo esprime la sua volontà, ovvero i suoi organi”.
Concetti ripetuti anche in una seconda lettera che il rettore ha inviato ad Albanese e Pappé, dove si stigmatizza ulteriormente l’atteggiamento del sindacato universitario: “alcune espressioni utilizzate dall’associazione studentesca Cravos non sono da parte mia ritenute accettabili. Sono la manifestazione di un legittimo dissenso ma non corrispondono al senso di quello che l’Università di Siena fa da secoli come istituzione culturale e statale di questo Paese”, si legge.
MC