Nel 2019 una giovane donna è morta dopo il parto, oggi la sentenza di colpevolezza e la pena stabilita dal giudice Andrea Grandinetti: due anni e nove mesi di reclusione per una ginecologa, tre anni per un anestesista. Non si può parlare di soddisfazione perché una giovane vita è stata spezzata e due figli piccolissimi devono crescere senza la mamma, una famiglia deve andare avanti senza una figlia, senza una sorella. Ma la sentenza di oggi parla di pene pesanti, superiori a quelle che si prevedevano (superata la richiesta di condanna del pm a 8 mesi) anche se in linea con le aspettative per la famiglia. Andrea Tavolari, marito di Anna Lopareva, morta a distanza di cinque mesi dal parto per gravi complicazioni, ha lasciato un commento lapidario, all’uscita dal tribunale: “Almeno saprò cosa dire ai miei figli”.
I fatti risalgono al 2019, una vicenda dolorosa che racconta un’agonia iniziata con il parto della sua secondogenita e conclusa con il decesso della giovane madre dopo cinque mesi di sofferenze: “Giustizia è stata fatta – è il commento dell’avvocato Duccio Panti, legale delle parti civili – è stata riconosciuta la responsabilità degli operatori che imprudentemente, in quella disgraziata notte hanno purtroppo fatto sì che la povera Anna subisse delle lesioni che poi l’hanno portata dopo olter quattro mesi di agonia al decesso. Cinque anni e mezzo di sofferenza soprattutto per i familiari, soprattutto per il marito che in maniera molto dignitosa ha affrontato questo lungo processo senza mai perdere la calma. l’unico momento di visibile emozione è stato quando lui stesso ha dovuto testimoniare in aula e buttare fuori ciò che per anni ha porto dentro con grande dolore”.
Una sentenza inaspettata, dunque, per la famiglia “viste anche quelle che sono le dinamiche nella responsabilità medica perché oggi queste in ambito penalistico sono difficili da dimostrare e poi specialmente dopo la legge Gelli le pene si sono anche attenuate. Devo dire che oggi il giudice è stato esemplare, ha fatto una sua ricostruzione andando a scavare la vicenda fino in fondo. Probabilmente ha influito il fatto – dovremo leggere le motivazioni della sentenza fra 90 giorni – , di quella che è stata l’effettiva sofferenza della povera Anna durante i mesi di agonia, di tutto il calvario che ha subìto, di tutto quello che è stato fatto in negativo, qualche volta in positivo, ma molto in negativo da parte di tutti i sanitari, di tutta la struttura ospedaliera. Perché – conclude Panti – è vero che tutti si sono prodigati ma per una concausa di situazioni, come qualcuno ha detto, forse questo è un caso quasi più unico che è raro di malasanità. Il giudice è molto equilibrato, molto preparato, quindi sono convinto che darà una motivazione adeguata. Sicuramente questa sentenza farà giurisprudenza”.
“Non condividiamo la sentenza – commenta Lorenzo de Martino, avvocato della difesa insieme al padre Enrico (e all’avvocato Francesco Maccari) – aspettiamo di leggere le motivazioni poi formuleremo il ricorso in appello”.
Con il dispositivo il giudice ha rimandato per la quantificazione dei danni in altra sede ma ha comunque determinato delle somme a titolo di provvisionale come anticipo dei danni morali complessivi in favore di tutte le parti civili (un importo consistente di 1,4 milioni per marito e figli della vittima, importi minori per gli altri familiari) a carico solidale dei due imputati.
Katiuscia Vaselli