Poggio Santa Cecilia, il paese fantasma alle porte di Rapolano dove dimorò Garibaldi

Santa Cecilia, questo piccolo borgo situato su una verdeggiante collina rappresenta una sorpresa. Ebbene qui, in questo luogo incantato ricco di storia vi troverete davanti ad una situazione davvero molto particolare: oggi infatti il paese è un luogo fantasma, completamente disabitato, silenzioso e misterioso.
Il Borgo, denominato Poggio Santa Cecilia, fu costruito sui resti di un antico castello medioevale ed ha origini documentate già dall’anno 1198, quando ricopriva una grande importanza strategica sul territorio al confine tra Fiorentini e Senesi ma pare che le origini siano da ricercare addirittura fin dal tempo degli etruschi.


Posto in una posizione dominante è circondato da un parco romantico che si estende sui pendii del poggio e da una cinta muraria che richiama alla mente antiche strutture fortificate, così come l’impianto interno, che si sviluppa lungo un asse principale che collega l’ingresso alla piazza della Chiesa.
Il borgo, pur avendo subito diverse distruzioni e rifacimenti, conserva ancora il suo fascino originale.


Per raggiungere il Poggio si accede attraversando dapprima un viale di cipressi dal quale si può ammirare uno splendido parco attorno alla collina che lo cinge di verde e, fra gli arbusti, è ancora visibile la vecchia cinta muraria che richiama la sua antica struttura fortificata.
Quando si entra a Poggio Santa Cecilia, non ci si deve aspettare di trovarsi davanti a delle rovine, anzi, il borgo è sostanzialmente intatto, purtroppo il mistero sulle ragioni ed i tempi dell’abbandono sono inesistenti, si crede che sia stato lasciato intorno alla fine degli anni 50 in maniera repentina, lasciando mobili e oggetti personali all’interno delle case come per dover scappare da non si sa cosa. In alcune abitazioni sono stati ritrovati armadi pieni di vestiti.

Comunque il tempo qui è stato clemente, tutto è rimasto come un tempo, ad esclusione del castello che, nel 1285 fu distrutto, come racconta lo storico Repetti in un suo scritto:
“Poggio S. Cecilia, già detto in Ferrata è posto sulla foce de’ poggi che separano la Val di Chiana da quella dell’Ombrone sanese sopra la strada antica di Lucignano. Fu battuto e combattuto spesse volte dai fiorentini contro i Sanesi, ed ancora gli Aretini, dai quali ultimi il Castello del Poggio S.Cecilia, dopo 5 mesi d’assedio, nel 1285 fu conquistato e tosto dai fondamenti disfatte le sue fortificazioni”.
Nel borgo sono splendide le dimore dei nobili e le antiche botteghe medievali, nella chiesa di Santa Cecilia sono perfettamente conservati degli affreschi molto antichi.
Il borgo faceva parte dei possedimenti della Repubblica di Siena, che in quel periodo era alleata di Firenze. Siena pose l’assedio al borgo il 27 ottobre 1285, chiedendo rinforzi alla Repubblica Gigliata.


Un mese dopo l’inizio dell’assedio, Firenze inviò la cavalleria comandata da Guido di Montfort, condottiero inglese e vicario per la Toscana di Carlo D’Angiò, il quale riuscì a conquistare la cittadina insieme ai senesi tra il 7 e l’8 aprile del 1286. La sconfitta del borgo portò alla distruzione del castello e all’uccisione di moltissimi popolani, come riporta lo stesso Giovanni Villani nella sua “Cronica”:
“Per la qual cosa il Comune di Siena colla forza de’ Fiorentini, che vi cavalcò molta buona gente cittadini di Firenze, e la taglia de’ Guelfi di Toscana, ond’era capitano il conte Guido di Manforte, v’andarono ad oste, faccendovi gittare dentro molti difici, e durovvi l’assedio più di V mesi. E raunado il detto vescovo sua oste di tutta parte ghibellina di Toscana per levare il detto assedio, non ebbe podere, però che-lla parte de’ Guelfi erano più possenti; per la qual cosa quegli del castello avendo perduta la speranza del soccorso, n’uscirono la notte di sabato d’ulivo del mese di aprile, e molti ne furono morti e presi, e quegli che furono menati in Siena, furono chi impiccato e chi tagliato il capo, e ‘l castello fu disfatto insino alle fondamenta”.

 


Un altro aspetto particolare ce lo spiega Gianni Maffucci, ci racconta che interessanti risultati delle caratteristiche morfologiche del terreno attorno al borgo possono aver ispirato il poeta Dante nel rappresentare il mefitico inferno nella sua Divina Commedia: infatti sotto il Poggio S. Cecilia dove erano riunite, molto probabilmente, le truppe fiorentine e senesi in assedio, avviene un fenomeno che viene denominato “ terreno che bolle”, causato da fuoriuscite di anidride solforosa che creano, quando piove, una sorta di fango bollente, catapultandoci in uno scenario paurosamente simile a quello descritto dallo stesso Dante nel VII canto dell’Inferno, nella rappresentazione della palude Stigia, infatti, non ci dobbiamo dimenticare che la zona presa in esame era a quei tempi circondata da una grande palude quella della Valdichiana e dalle zone termali di Rapolano.
“Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva
sovr’una fonte che bolle e riversa
per un fossato che da lei deriva
L’acqua era buia assai più che persa;
e noi, in compagnia de l’onde bige,
intrammo giù per una via diversa
In la palude va c’ha nome Stige
questo tristo ruscel, quand’è disceso
al piè de le maligne piagge grige”.

Un’altra caratteristica particolare, oltre alla sua bellezza e unicità, è che in questo borgo si fermò per alcuni giorni Giuseppe Garibaldi, per curare una ferita al piede rimediata in Calabria durante i combattimenti per l’invasione del Regno delle due Sicilie.
Si racconta che per curarsi il piede si face trasportare da una carrozza tutti i giorni alle “Terme Querciolaie”, accompagnato dai figli, e conoscendo giá le proprietà curative di quelle terme non stentò a credere che avessero veramente giovato alla sua guarigione.
Garibaldi rimase ospite dei conti Buoninsegni per dieci giorni e, a ricordare ciò, c’è anche una lapide che recita:
“Di cotanto nome/ Pietro Leopoldo Buoninsegni/ questa nuova piazza/ diceva/ per ricordare ai venturi/ la dimora fatta in questa casa/ dall’eroe dei due mondi/ nel luglio MDCCCLXVIII / onde attenuare le/ nelle prossime terme rapolanesi / lo scempio di Aspromonte”.

 


Poggio Santa Cecilia purtroppo ha chiuso i suoi cancelli nel 2012 e sono iniziati dei lavori di restauro per la successiva vendita delle cascine, quindi non è più possibile visitare questo misterioso borgo.

Gabriele Ruffoli