
Speranza per un futuro migliore, speranza di vedere una luce in fondo al tunnel, nonostante il mostro della malattia quando si è solo bambini o il mostro delle dipendenza da droga, alcol e gioco, che ogni giorno ci rende un poco più soli.
Speranza, parola simbolo del Giubileo del 2025 ed anche delle Feste Cateriniane di questo anno, caratterizzate da storie di vita il cui racconto è un pugno allo stomaco, contrapposto però alla carezza della solidarietà di chi decide di non voltarsi e di dare invece un aiuto, di essere vicino.
E così nel pomeriggio si prendono la scena, di fronte alle contrade, alle autorità cittadine, al sindaco Nicoletta Fabio, ai governatori di Umbria e Toscana Stefania Proietti e Eugenio Giani, le testimonianze di chi è seguito dal progetto degli Amici di Bartimeo, della Caritas, e di Comunità in dialogo.
Storie che sono un pugno allo stomaco dicevamo, ma che riempiono i cuori allo stesso tempo. Come quella che sta vivendo una bimba seguita dagli Amici di Bartimeo. La piccola, proveniente dalla Sicilia, è malata. “Abbiamo cercato cure in tutti gli ospedali della nostra regione – racconta il padre con la voce sferzata dall’emozione- Alla fine, ci hanno consigliato di venire a Siena. Così siamo arrivati al Santa Maria alle Scotte, dove hanno preso in carico nostra figlia. Vogliamo ringraziare di cuore il reparto di oncologia pediatrica: sono persone davvero straordinarie. Ci hanno detto che si tratta di un tumore raro, che richiede un percorso lungo e delicato per essere curato. Per questo motivo abbiamo dovuto lasciare tutto: la casa, il lavoro, la nostra vita in Sicilia – prosegue-. Ringraziamo Dio e la Caritas, che ci ha accolti e ci ha dato una casa temporanea dove poter stare durante le cure. Adesso la nostra bambina sta affrontando l’ultimo ciclo di chemioterapia”.
A precedere questi racconti commuoventi sono invece i saluti delle autorità. Interventi, logicamente, più incentrati sulla figura di Santa Caterina. Per Nicoletta Fabio “è stata una pioniera, capace di abbattere i confini imposti dalla società del suo tempo. Ha vissuto la sua santità con umiltà, ma senza paura di confrontarsi a viso aperto con le autorità religiose e politiche, con rispetto ma senza soggezione, dimostrando una forza e una tenacia che ancora oggi risuonano come esempio per chiunque voglia perseguire la giustizia e la verità. Caterina fu, insomma, una donna del suo tempo, eppure di straordinaria attualità: capace di parlare all’uomo di oggi, incarnando la chiamata alla santità nel mondo contemporaneo – come recita l’esortazione apostolica di Papa Francesco Gaudete et exsultate”.
“Santa Caterina – ha affermato Eugenio Giani – vive nel periodo più difficile e delicato della Toscana che all’inizio del trecento ha costruito se stessa: Firenze, come abitanti, è la seconda città d’Italia dopo Parigi, Siena la quinta. Un periodo di creatività architettonica, pittorica e letteraria. Ma la peste del 1348 genera morti e conseguenti momenti di crisi con il tumulto dei Ciompi. Sono anni difficili che Santa Caterina vive. Una mistica che già a sei anni trova la sua ispirazione, di grande concretezza, sempre accanto agli ammalati e agli infermi. Oggi diremo l’emblema del non lasciare indietro nessuno, della vicinanza agli ultimi, ai sofferenti e ai fragili, proprio nei momenti che ricordiamo Papa Francesco”.
Durante le celebrazioni sono stati anche premiati alunni e studenti delle scuole del territorio della diocesi che hanno partecipato al concorso Pellegrini di Speranza, a cui hanno preso parte 526 bambini e 17 docenti.
MC