A Siena boom di cassa integrazione. La Fiom: “Ore raddoppiate nel 2024. Serve un tavolo per invertire la rotta”

“A Siena e provincia nel settore c’è un’abitudine, una scelta imprescindibile, di usare gli ammortizzatori sociali per gestire la flessibilità”, scandisce il segretario della Fiom locale Daniela Miniero in conferenza.

Per poi riportare quelli che sono i dati registrati dal sindacato: “nel 2024 le ore di cassa integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga nel nostro territorio sono di poco inferiori a sette milioni e trecentocinquantamila, con una crescita del 94% rispetto all’anno precedente”, ha continuato.

Ancora non ufficiali i dati dei primi tre mesi del 2025, ma il sindacato prevede una crescita superiore rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso.

Questo però è solo un piccolo pixel della fotografia scattata dalla Fiom: come ha detto Miniero “nei 12 mesi passati sono stati 1200 i posti di lavoro persi, 4500 quelli a rischio. Ed ancora solo l’8%  dei contratti d’ingresso precari siglati si è trasformato in indeterminato”.

Tra le aziende, secondo Miniero, “c’è infatti una tendenza a stipulare accordi con i dipendenti a termini e in staff leasing. La situazione è figlia, per la sindacalista, anche di congetture temporali. Le imprese soffrono la chiusura di determinati mercati, come quello russo, oppure appartengono all’indotto dell’automotive”. Ma a non funzionare, ha proseguito Miniero, “è il modello Siena, incapace e di attrarre forza lavoro giovane e di adattarsi all’intelligenza artificiale e all’automazione”.

Oltre a tutto, ha aggiunto ancora il segretario del sindacato dei metalmeccanici, “ci sono salari troppo bassi rispetto ad un costo della vita che a Siena si è fatto più alto, sia per l’inflazione che per i canoni d’affitto”. Di qui la richiesta a associazioni datoriali e di categoria, altri sindacati e istituzioni, “di attivare un tavolo che ponga un freno ad un treno che rischia – ha affermato – di travolgere il territorio”.

Un contributo per Miniero lo può dare anche il referendum di inizio giugno. “Si è diffusa la convinzione che il cambiamento possa essere solo compiuto dall’alto – ha concluso – . E che noi non possiamo chiedere nulla. Che le angherie subite a lavoro non possano avere una risposta. Ma non deve essere così. E sento che, almeno nel mio settore, il vento sta cambiando”.

MC