“I criteri scelti per sopprimere e accorpare le Province e per individuare il Comune capoluogo dei nuovo enti – afferma Nasorri – sono oggettivamente grossolani e inadeguati a comprendere la reale complessità del contesto socio economico del territorio italiano. Si tratta di scelte prese con superficialità e che avranno ripercussioni negative sui livelli occupazionali e sulla rinascita di inutili campanilismi. Si definisce prima il contenitore a prescindere dai contenuti, cioè dalle funzioni che saranno riassegnate alle nuove Province”.
“Ad oggi – continua Nasorri – dalle competenze delle Province mancano funzioni fondamentali per i territori e le loro comunità, come la programmazione e il coordinamento delle politiche di sviluppo economico , le politiche attive per il lavoro e per la formazione permanente. Non prevedere queste funzioni è incomprensibile e penalizzante per tutte le realtà territoriali, destinate a ricoprire un ruolo marginale rispetto, ad esempio, alle città metropolitane che invece conservano queste funzioni. Il protagonismo dei territori, che è stato importante anche in questa fase di grave crisi economica e occupazionale, rischia di venir meno, penalizzando soprattutto le città della Toscana, che si sono sempre distinte per capacità di programmazione dal basso e per esperienze di governo locale positive”.
“Anche l’idea far diventare le Province enti di secondo grado, senza elezione diretta del presidente e del consiglio – dice Nasorri – è un segnale negativo che va in controtendenza rispetto alla richiesta di partecipazione attiva dei cittadini. Si cancella così un pezzo di democrazia, togliendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti. La proposta di riorganizzazione istituzionale deve passare dal confronto tra governo, regioni ed enti locali. Le decisioni verticistiche assunte, producono uno stato accentratore e un centralismo regionale a scapito dell’operatività e della funzionalità di soggetti istituzionali locali che operano sul territorio e sono più vicini ai cittadini. Una riforma complessiva deve partire dalle attuali competenze delle regioni, delle province, dei comuni e deve coinvolgere anche l’organizzazione periferica dello Stato, come le Prefetture e le Questure. L’obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare l’organizzazione dei servizi al cittadino, ridurre la burocrazia e la confusione delle competenze che sono i veri fattori degli sprechi e delle inefficienze”.
“L’accorpamento della provincia di Siena con quella Grosseto o con altre province – conclude Nasorri – inciderà su tutta la comunità, andando ad impattare su tutti i soggetti economici, sociali, associativi e istituzionali. Una nuova provincia con Siena e Grosseto significherà ridisegnare la geografia dei rapporti, l’organizzazione delle funzioni e le priorità di governo. Il dibattito fino ad oggi è stato molto superficiale e viziato da troppa semplificazione e demagogia. Siamo di fronte ad un cambiamento epocale per il nostro territorio che potrebbe essere penalizzato e condannato a divenire una realtà di serie B”.
Attraverso la vicenda umana e politica dei fratelli Carlo e Nello Rosselli e grazie alla…
Una forte grandinata durata oltre venti minuti ha colpito poco fa le zone limitrofe alla…
"48 ore di Hockey". Questo il nome dell'iniziativa che prenderà il via sabato prossimo, 4…
Più domande che risposte emergono per Daniela Miniero dall'incontro che il ministro delle Imprese Adolfo…
Sessant'anni di design e capacità imprenditoriale italiani vengono celebrati al Museo del cristallo di Colle…
Il piano industriale di Toscana Life Sciences "prescinde quasi totalmente dagli sviluppi del Biotecnopolo" e…