La contrada della Civetta ti è stata molto vicina…
“Sì vorrei infatti ringraziare pubblicamente tutta la contrada. Si sono comportati in maniera splendida. Si sono dimostrati in primo luogo persone fantastiche ed anche seri professionisti. Nei quattro giorni di Palio hanno tenuto Moedi come un re, la cena della prova generale è stata da pelle d’oca. Poi sono stati bravissimi a gestire la situazione dopo l’incidente. Sono stati davvero tutti partecipi, non hanno mai lasciato il cavallo. Persone dignitose in ogni fase dell’evento, hanno dimostrato un affetto impagabile per Moedi. Sono venuti a trovarlo al Ceppo, sono stati vicini a me ed al cavallo e l’hanno fatto con il cuore. Quando le cose sono fatte con i cuore si sentono. Mi hanno toccato profondamente”.
A tuo avviso come è avvenuto l’incidente?
“Riguardando le immagini a rallentatore anche con Fabio Fioravanti abbiamo notato che molto probabilmente c’è un impatto – del tutto casuale – abbastanza forte con il cavallo dell’Onda. Moedi infatti ha come un sussulto e li forse inizia l’infortunio. Poi entra a San Martino e nella torsione avviene l’infortunio vero e proprio”.
Difficile da accettare…
“Il destino ha voluto questo ma si accetta amaramente. Dispiace veramente a tutti, a me a Fabio ai ragazzi e gli amici di scuderia. Qusto tipo di dolore però va inquadrato in ambito paliesco. Nella vita ci sono disgrazie ben peggiori. Però,in ambito paliesco una cosa così è dura da accettare. Anche perchè non è facile trovare soggetti come Moedi”.
Moedi ha una storia particolare e molto bella…
“Sì, era in un campo in Sardegna. Mi è subito piaciuto. Fabio mi diceva sempre che per levare ai cavalli i difetti di una doma non finalizzata al Palio ci voleva tanto tempo. Ho pensato a Fabio e gli ho portato Moedi dicendogli: “Questo cavallo è da domare, plasmalo come vuoi così poi non ti puoi la-mentare… In effetti ha avuto ragione lui! Tutto è stato fatto solo ed esclusivamente per pura passione per i cavalli ed il Palio. Io credo che se il cavallo fosse stato tra i canapi e non di rincorsa, avrebbe avuto davvero molte possibilità di vittoria. Andrea Mari seppur di rincorsa stava facendo una cosa da manuale ed ha gestito nei quattro giorni di Palio il cavallo in maniera splendida. Purtroppo il destino ha scelto diversamente. A Siena è cosi, è tutto bianco o nero senza via di mezzo. Si può passare dall’estrema gioia alla più grande amarezza. Adesso ci si lecca le ferite, si guarda avanti con la speranza che il cavallo recuperi il prima possibile e possa andare al pascolo”.
Elena Casi
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