Ripartire dal Lavoro? Bisogna credere che sia possibile. È stato questo il senso del dibattito che si è svolto lunedì 28 ottobre con l’onorevole Cesare Damiano, alla vigilia di un percorso congressuale a tutti i livelli del partito.
“L’errore più grave che ha commesso la politica in questi anni è prima di tutto aver buttato via l’ideologia e non aver ricostruito un nuovo sistema di valori. Ora non possiamo più permettercelo – ha affermato da subito con forza l’ onorevole Damiano -. E’ evidente che quando si ha l’ambizione di ricostruire un progetto politico si deve capire se esiste qualcuno che condivide quel pensiero politico e quel progetto. Io in Cuperlo e soltanto in Cuperlo l’ho trovato”.
Lavoro e futuro, i due ingredienti fondamentali per disegnare una nuova linea politica. “Un partito che non ha né un’ anima né una visione del futuro, diventa uno sterile votificio. E questo non porta da nessuna parte. Io voglio un partito popolare, di massa, non un partito riservato ad una elite, in cui si chiama la massa solo quando c’è da votare, così da escluderla dal concepimento di qualsiasi decisione di più ampio respiro”.
Serve una politica di contenuti. “Non ho ancora capito quali siano quelli di Renzi – sottolinea l’onorevole Damiano – sia sull’economia che sullo stato sociale e il lavoro. Non possiamo avere un partito che si preoccupi soltanto delle croci sulla scheda. Siamo di fronte ad un congresso che interagisce con il concreto. Noi dobbiamo dire come la pensiamo, dobbiamo dire non siamo per la stabilità fine a se stessa, siamo contro le larghe intese, contro il Porcellum, vogliamo un governo con dei fini chiari e dettagliati”.
L’Europa come Stati Uniti d’Europa. “Un’Europa politica che batta e superi la dottrina della Merkel e trasformi il rigorismo ad ogni costo in un progetto che si occupi di risanare i conti, ma, allo stesso tempo, anche del tema dell’equità e del progresso. Continuando la politica dell’austerità si arriva a metterla in ginocchio e questa volta definitivamente”.
I primi temi da affrontare: sviluppo e crescita del paese. “Siamo ogni giorno costretti a rispondere alla domanda: “come può l’economia essere in grado di crescere?” L’onorevole Damiano risponde che con il cuneo fiscale possiamo riuscirci, ma deve essere fatto meglio. “Per esempio, dividendolo in due parti, una a vantaggio delle imprese e una a vantaggio dei lavoratori. Questo è possibile se si offre alle imprese, ad esempio, un miliardo di euro di premi dell’INAIL alle aziende virtuose, ovvero dove non ci sono incidenti sul lavoro e si salvaguarda la salute sul luogo di lavoro, un sistema, per intenderci, di BONUS-MALUS.”
Damiano durante l’incontro ha mosso anche delle critiche, in primis ha ricordato che, riguardo alla pubblica amministrazione, c’è un problema non più rimandabile. “Al 31/12 ci sono precari delle amministrazioni pubbliche che potrebbero essere licenziati per cui si creerebbero altri disoccupati e questo noi non possiamo permetterlo. Si deve assolutamente prorogare il contratto triennale di altri tre anni. Ma non possiamo neanche dimenticare la drammatica situazione degli esodati. Renzi durante le ultime primarie (vs Bersani) disse: “sì, si può fare qualcosina sugli esodati, ma in fondo va bene così”. Cuperlo dice di no: va corretta a vantaggio dei lavoratori, perché ad ora è una legge che oggettivamente crea solo dell’iniquità. Si deve salvaguardare chi è rimasto senza alcun reddito”
Sulle pensioni: critiche sulla riforma Fornero. “Va promossa la mobilità pensionistica e la possibilità di scelta. Chi ha compiuto 62 anni di età e ha lavorato 35 anni deve poter andare in pensione. Necessario anche uno sconto IRPEF più consistente per i redditi medio-bassi: un paese cresce se crescono i consumi che a loro volta crescono se ci sono più soldi per le famiglie. La indicizzazione delle pensioni non va bene perché prende i soldi ai pensionati per risanare il debito pubblico. Ma dobbiamo anche superare la contrapposizione tra giovani ed anziani. Anche loro diventeranno pensionati e dobbiamo garantire loro la possibilità di esserlo in maniera del tutto dignitosa”.
“Noi dobbiamo dire no a tutto ciò, dando priorità a chi ha meno e facendo pagare il debito pubblico a chi ha di più. Serve una legge che ridistribuisca le ricchezze. Non mi fa paura la parole: PATRIMONIALE. Dobbiamo tornare ad utilizzarla come paradigma imprescindibile, perché essa stessa contiene il significato della modernità. Noi dobbiamo anche difendere chi utilizza la partita IVA autentica e non alzare i contributi al 33% ma abbassarli al 24%”.
Damiano, prima di concludere l’incontro, ha ricordato ai presenti che queste tematiche devono necessariamente essere riprese nei congressi e che non deve esistere un partito di nemici: “Contraddirebbe se stesso e perderebbe la funzione stessa per cui esiste. Dobbiamo tornare ad avere la capacità di sintesi, ovvero un’operazione di compromesso delle opinioni per un fine comune. Superando l”’IO SONO” di questi ultimi anni per arrivare assolutamente e improrogabilmente, al “NOI SIAMO”. Il nostro partito deve essere espressione collettiva, non singolare e personalistica”.