“Troppo spesso e in maniera fuorviante – continua ancora la nota – le Province sono state additate dai sostenitori della loro abolizione come enti inutili e costosi, arrivando a ipotizzare che lo Stato risparmierebbe dalla loro cancellazione ben 12 miliardi di euro. Si tratta di dichiarazioni false. Un recente studio realizzato dall’Università Bocconi ha dimostrato, infatti, che i 12 miliardi di euro corrispondono al totale delle spese che le province sostengono per far fronte alle loro funzioni tra le quali agricoltura, strade, trasporti, formazione, centri per l’impiego. E’ difficile immaginare come si potrà colmare questo vuoto e chi si farà carico di queste funzioni fondamentali, senza provocare disagi e penalizzazioni ai cittadini. Riteniamo poi inaccettabile per i nostri territori il venire meno di un ente fondamentale per la costruzione delle politiche di sviluppo. I termini perentori imposti dal governo Monti creano, inoltre, problemi sugli investimenti già messi in campo e su quelli programmati”.
“Altro problema – spiega la nota – è quello della sostanziale scomparsa di una fonte di rappresentanza democratica per i territori come i consigli provinciali, da sempre punto di riferimento di area vasta fra i comuni e il governo regionale. Dal Governo Monti ci saremmo aspettati una seria riforma degli enti locali, senza cedere alla retorica dilagante. Le Province lo ricordiamo sono presenti in tutta Europa e soprattutto sono previste dalla nostra Carta Costituzionale. E’ per questo che la loro riorganizzazione non può essere affrontata attraverso un’operazione surrettizia ma considerando la loro natura costituzionale”.
“Siamo fermamente convinti – si legge ancora – che si debba procedere velocemente a una definizione delle funzioni di ciascun ente che assegni responsabilità univoche e che metta al servizio di cittadini e imprese la pubblica amministrazione. Riteniamo però che le Province non debbano essere “cancellate” da un frettoloso colpo di spugna e che sia preferibile, prima di tutto, analizzare in modo più organico la struttura dello Stato, nella quali tagli e ridimensionamenti produrrebbero benefici maggiori con minori impatti negativi sui cittadini: dal dimezzamento dei Parlamentari, alla riduzione delle indennità; fino alla razionalizzazione degli organi periferici dello Stato e a un serio tetto agli stipendi degli alti burocrati”.
“Sulla spinta del lavoro messo in campo dall’Unione delle province italiane e dai tanti amministratori toscani chiediamo – conclude la nota – che il tema dell’abolizione delle Province venga riconsiderato nell’ambito di una più organica riforma della struttura dello Stato, attraverso l’approvazione del nuovo Codice delle Autonomie locali e l’attuazione del federalismo fiscale, che vada nella direzione del risparmio, della maggiore funzionalità. Chiediamo, inoltre, al Pd toscano di attivarsi presso la Regione affinché la Toscana assuma una chiara posizione verso la riconsiderazione della questione ponendo in essere tutte le azioni possibili”.
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