Contro i tumori al cervello una risposta potrebbe arrivare dallo studio di Fondazione Nibit e del centro di Immunooncologia delle Scotte presentato a San Diego all’American Association for cancer research e i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista Journal of translational medicine.
Secondo la ricerca l’utilizzo della guadecitabina, un farmaco epigenetico, sembra poter ’riprogrammare’ le cellule del glioblastoma, che adotterebbero caratteristiche biologiche simili a quelle di metastasi cerebrali di melanoma. Quest’ ultime possono essere trattate con successo dall’immunoterapia.
“La guadecitabina – spiega il professor Michele Maio, presidente di Nibit e direttore del centro del policlinivo – è in grado di cambiare le caratteristiche biologiche del glioblastoma, così le cellule tumorali diventano riconoscibili dal sistema immunitario e possono essere eliminate. Questo nuovo studio è stato realizzato anche grazie al contributo del consorzio nazionale Epica, costituito nell’ambito del programma speciale Airc “5 per mille” e coordinato dal centro di Siena”.
Anna Maria Di Giacomo, responsabile del programma di sperimentazioni di fase I/II del Cio dell’Aou Senese aggiunge che “grazie a precedenti sperimentazioni, con gli studi Nibit-M1 e Nibit-M2, abbiamo dimostrato l’importante efficacia dell’immunoterapia di combinazione nel migliorare significativamente la sopravvivenza dei pazienti affetti da melanoma con metastasi cerebrali silenti e non, precedentemente trattate. Le metastasi cerebrali di melanoma risultano quindi sensibili all’immunoterapia e, quindi, ci siamo concentrati su come ottenere in clinica gli stessi risultati nel glioblastoma, un tumore da sempre resistente all’immunoterapia e che si sviluppa all’interno dell’encefalo”.
Il risultato, ottenuto in laboratorio, ma con cellule tumorali derivate da pazienti affetti da glioblastoma o da metastasi cerebrali di melanoma, mostra chiaramente l’utilità del rimodellamento epigenetico quale promettente approccio per potenziare in clinica l’immunogenicità delle cellule di glioblastoma, migliorando così la risposta ai trattamenti immunoterapici.
“Dimostrato il razionale scientifico di questo approccio – conclude il professor Maio – la nostra idea per il futuro è ora quella di “disegnare” uno studio coinvolgendo i pazienti con glioblastoma, per il quale abbiamo in attivazione presso il nostro Centro di Siena ulteriori studi clinici di immunoterapia”.
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