“Dobbiamo essere consapevoli che la questione mafiosa è questione nazionale. Non solo perché Cosa Nostra, la Ndrangheta, la Camorra, hanno spostato nel tempo in altre regioni gli interessi economici e finanziari, ma ancor prima perché la criminalità organizzata – ed in particolare Cosa Nostra – è stata capace di determinare scelte politiche di rilevanza nazionale. Talvolta lo hanno fatto con metodi violenti e minacciosi, altre volte con la proverbiale abilità di creare e implementare rapporti di collusione con il potere”.
Così il giudice Nino Di Matteo, intervenuto questo pomeriggio al primo degli eventi organizzati dal Comune con la sezione senese del Movimento Agende Rosse “Pagine di legalità – Siena incontra i protagonisti della lotta alle mafie”.
Questo pomeriggio, in un teatro gremito di pubblico, la presentazione del libro “Il Patto sporco e il Silenzio” scritto appunto da Nino Di Matteo, attualmente Sostituto Procuratore Antimafia alla DNA a Roma, già Componente togato del CSM, Pma Caltanissetta e Palermo, titolare del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia. Coautore del libro, il giornalista e saggista Saverio Lodato.
All’evento Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino ucciso in Via d’Amelio nel 1992 insieme agli uomini della sua scorta. Salvatore Borsellino, fondatore del Movimento Agende Rosse, rappresenta la vera anima e il motore dell’intero Movimento, impegnato a ricercare la verità sui tragici fatti del 1992 e non solo, insieme ai tanti volontari che da tutta Italia ne condividono e sostengono il percorso.
“Il Patto sporco e il silenzio”, rappresenta una lettura, attraverso le parole del Giudice Di Matteo, di vicende che hanno scosso l’intero Paese e che sono state oggetto di depistaggi e tentativi di rimuoverli dalla memoria storica delle cronache italiane.
“Dobbiamo essere consapevoli che la questione mafiosa è questione nazionale. Non solo perché Cosa Nostra, la Ndrangheta, la Camorra, hanno spostato nel tempo in altre regioni gli interessi economici e finanziari, ma ancor prima perché la criminalità organizzata – ed in particolare Cosa Nostra – è stata capace di determinare scelte politiche di rilevanza nazionale. Talvolta lo hanno fatto con metodi violenti e minacciosi, altre volte con la proverbiale abilità di creare e implementare rapporti di collusione con il potere”.
“Il problema mafia in questo Paese non si riesce a risolvere da 170 anni – ha aggiunto – e sta diventando un fattore di inquinamento economico a livello internazionale. Rappresenta inoltre un fattore di grave depressione per la libertà e per la democrazia nonché una sistematica ed effettiva mancanza di applicazione dei principi fondamentali della carta costituzionale”.
Katiuscia Vaselli