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Fine vita, la legge toscana approda in consiglio regionale. Ma c’è l’alt dei vescovi

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Approderà tra il 10 e l’11 febbraio in consiglio regionale la legge sul suicidio medicalmente assistito, varata in commissione regionale sanità a seguito della proposta dell’associazione Luca Coscioni.

Il percorso ha preso avvio dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato non punibile chi agevola il suicidio di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, affetta da una patologia irreversibile e fonte di sofferenze intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni.

Enrico Sostegni, consigliere regionale Pd e presidente della commissione sanità, ha illustrato i dettagli della legge: “Interviene quando una persona ha una diagnosi infausta con morte certa, è tenuta in vita da trattamenti vitali e soffre in modo insopportabile, pur essendo capace di intendere e volere – spiega -. Già oggi, secondo la legge 219 del 2017, chi si trova in queste condizioni può chiedere l’interruzione del trattamento vitale e la sedazione profonda. Tuttavia, la Consulta ha sottolineato che in alcuni casi la sospensione non porta a una morte immediata, ma a una sofferenza prolungata. Questo è stato il caso del DJ Fabo, che avrebbe affrontato giorni di agonia prima della morte”.

“La Corte ha affermato che, in queste situazioni, la persona ha diritto a un aiuto per interrompere la vita senza sofferenze. La sentenza è già applicabile in tutta Italia, ma in Toscana esistono disparità nella gestione tra le Asl – prosegue -. Con questa legge vogliamo uniformare la procedura per la richiesta e l’attuazione del percorso”.

I vescovi toscani hanno espresso perplessità sulla legge, chiedendo “una riflessione approfondita, non ideologica, e non leggi simbolo”. In una nota, hanno affermato: “La vita umana è un valore assoluto, tutelato dalla Costituzione: non c’è un diritto di morire, ma il diritto di essere curati. Il sistema sanitario esiste per migliorare la vita, non per dare la morte”.

Secondo il cardinale e arcivescovo di Siena, Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana “la posizione della Chiesa è chiara: la vita è inviolabile dal concepimento fino alla morte naturale. Questa iniziativa ci è sembrata eccessiva, anche perché il compito di legiferare spetta allo Stato. Tuttavia, vogliamo mantenere un atteggiamento di dialogo. Il dibattito andrà avanti e noi intendiamo rimettere in gioco un pensiero che riteniamo essenziale”.