
Foglie e licheni sono la difesa naturale dei beni culturali contro l’inquinamento causato dal traffico cittadino. A dimostrarlo un esperimento condotto in un museo di Buenos Aires da un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dell’Università di Siena e dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, ha esaminato una tecnica già sperimentata a Roma e Venezia. Nello specifico le piante sono, con le loro proprietà, ottimi analizzatori dei livelli nell’aria di particolato metallico dovuto all’uso dei freni, che potrebbe depositarsi sulle opere d’arte danneggiandole.
“Dopo gli studi effettuati a Roma, a Villa Farnesina e al Colle Palatino, e a Venezia alla Collezione Peggy Guggenheim – dice Aldo Winkler dell’Ingv, che ha coordinato lo studio – abbiamo applicato il protocollo di uso combinato di foglie e licheni in un contesto internazionale, a Buenos Aires, per verificare le potenzialità di questa metodologia in un ambiente urbano differente, ottenendo ottime indicazioni sulla validità generale di questo approccio per la conservazione preventiva dei beni culturali”.
Per monitorare le sale del Museo Nazionale delle Belle Arti e del Museo di Storia Nazionale di Buenos Aires, i ricercatori hanno usato licheni, che derivano dall’unione tra un fungo e un altro organismo come un batterio o un alga, insieme a foglie di due piante diverse: il frassino americano e la Jacaranda blu, un albero originario del Sudamerica.
“Lo studio – sottolinea Stefano Loppi dell’Università di Siena, tra gli autori della ricerca – ha dimostrato che la Jacaranda, albero iconico di Buenos Aires, è particolarmente indicata per offrire servizi di protezione dalla diffusione di particolato inquinante”.