Inflazione, allarme di Coldiretti Siena: “Prezzo della pasta aumenta del 58% ma al limite della pratica sleale per agricoltori”

Che Siena fosse sul podio delle città più care d’Italia, dietro a Milano e Bolzano, lo avevamo già malamente buttato giù ma che avessimo il record anche di un bene alimentare praticamente primario come la pasta, è difficile da digerire. Anche perché l’andamento dei prezzi non collima con l’andamento dei listini internazionali del grano.

In media attualmente 1 kg di pasta costa in Italia 2,13 euro. A Siena siamo a 2,20 rispetto a 1,40 di un anno fa.

“E’ in corso una speculazione fortissima – è l’amaro commento del direttore Coldiretti Siena, Simone Solfanelli, “In Italia siamo di fronte a manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada dove il grano viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosate nella fase di preraccolta. Occorre invece  ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali.

 

Aumenta il prezzo della pasta nell’ultimo anno mentre il grano duro per produrla viene pagato agli agricoltori il 30% in meno nello stesso periodo.  La pasta – sottolinea la Coldiretti – è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano con l’aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori.

Una anomalia di mercato sulla quale – sostiene la Coldiretti – occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano.  Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione del 2% rispetto all’anno precedente. Le difficoltà del mercato dei cereali sono peraltro confermate dalla decisione di Polonia ed Ungheria di bloccare le importazioni di grano dall’Ucraina, contestata dalla Commissione Europea.

 

K.V.