La lettera – “Tutti amano la Val d’Orcia, ma senza manutenzione sui ponti rimarremo isolati”

“Fino all’ultimo ponte… ma non ne resterà soltanto uno. Qua non ne resterà nessuno”. Inizia così la missiva di una nostra lettrice che vuole denunciare lo stato decadente dei ponti in Valdorcia, una situazione che mette a rischio isolamento tutta l’area.

“Vivo e lavoro in uno dei posti più belli del mondo, amato da tutti, cercato da tutti, instagrammato da tutti. Ogni collina, ogni cipresso, ogni stradina suscita un moto di commozione nelle migliaia di turisti che continuamente ne percorrono le strade e ne fotografano i paesaggi.
Ma la Val d’Orcia, l’icona della Toscana, l’immagine della regione nel mondo, rimarrà sono quello: un’immagine. Irraggiungibile. Invisitabile.
Remota. Sperduta – si legge -. La valle è percorsa da un’unica strada importante, la Via Cassia. La variante 4 corsie ad alto scorrimento non si volle a suo tempo fare, per preservare il paesaggio, e ne siamo anche felici. Ma la povera Cassia non è che un lento serpente di fondovalle, è stretta e contorta e costellata di ponti, quasi tutti medievali, alcuni addirittura romani. Ed è probabilmente da allora che non viene fatta manutenzione”.

“Prima è toccato al 𝐩𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐚 𝐍𝐨𝐯𝐞 𝐋𝐮𝐜𝐢, che dalla Cassia arrivava direttamente a Pienza, crollato 12 anni fa e lasciato lì (di cui abbiamo una simpatica illustrazione, risalente a pochi mesi fa) – continua -. Pochi abitanti, nessun peso politico, nessuno si è occupato dei disagi locali, dei coltivatori costretti a percorrere chilometri con le macchine da lavoro. Solo macerie e promesse vane. Poi il ponte in prossimità del distributore di 𝐒𝐚𝐧 𝐐𝐮𝐢𝐫𝐢𝐜𝐨, su cui ormai la carreggiata è ristretta ed è stato messo un semaforo ormai fisso, con annessa scarpata che frana sopra per cui a San Quirico adesso c’è una specie di circonvallazione a senso unico che aggira i disastri. Contemporaneamente semaforo e restringimento della carreggiata del ponte che collega 𝐏𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐞 𝐌𝐨𝐧𝐭𝐢𝐜𝐜𝐡𝐢𝐞𝐥𝐥𝐨, sempre proveniente dalla Cassia, poco dopo il Castello di Spedaletto. Il ponte di 𝐁𝐚𝐠𝐧𝐨 𝐕𝐢𝐠𝐧𝐨𝐧𝐢 non è stato ristretto per semplice impossibilità (è già stretto), ma le crepe nella struttura sono molto poco rassicuranti”.

“Poi ci sono mille ponticelli su torrenti ed affluenti vari, tutti conciati malissimo, e proprio uno di questi, tra Bagno Vignoni e San Quirico – prosegue -, questa settimana dopo anni di incuria ha ceduto. Risultato: via Cassia chiusa per un mese (se va bene) con conseguenti deviazioni folli che aggiungono decine di chilometri per raggiungere Siena e le altre cittadine (salvo utilizzare percorsi alternativi su strade sterrate decisamente inadatte al traffico di massa di una statale, ma che l’Anas suggerisce di utilizzare). Dulcis in fundo la chiusura della galleria “Le Chiavi” che sempre sulla via Cassia collega la Val d’Orcia con l’alto viterbese, tagliando fuori anche Radicofani e l’Amiata. Ogni week end, ogni festa, ogni Natale e Capodanno, migliaia, milioni di italiani si riversano qui, percorrendo le strade e i ponti, aggiungendo un carico che le nostre strade non possono sopportare”.

“Ogni stagione turistica anche migliaia di stranieri le percorrono, spesso in vespa e cinquecento, rischiando la pelle sulle buche – conclude la lettera -. Tutti vogliono la Val d’Orcia, ma se nessuno si decide a fare qualcosa non la potrà più vedere nessuno, e rimarremo qui noi, sperduti, come una tribù dell’Amazzonia, a capirci tra di noi e pensare a com’era bella Siena e “ti ricordi quanta gente che veniva…”. Dateci una mano. Alzate la voce con noi, siamo pochi quaggiù, ma voi siete tanti! Aiutateci a tenere viva la valle e le sue attività, anche per voi”.