La mano virtuale (e senese) di Weart vola a Londra, Prattichizzo: “Puntiamo a essere leader del settore”

Weart, start-up senese nata dall’Università degli studi di Siena, vola a Londra, allo Smau Italia RestartsUp, evento internazionale dedicato all’innovazione in Italia e realizzato insieme all’agenzia per l’internazionalizzazione e la promozione all’estero delle imprese italiane. Un risultato importante per la start-up nata da Guido Gioioso e Giovanni Spagnoletti che si sono formati sotto l’ala del professor Domenico Prattichizzo, docente di robotica e tecnologie tattili nell’Università di Siena, a sua volta socio fondatore di Weart.

“Weart è un progetto incentrato sulla digitalizzazione del tatto – spiega Prattichizzo -. Noi tipicamente comunichiamo attraverso udito e vista, ma la comunicazione passa anche attraverso strette di mano e carezze. Noi, con il nostro prodotto, vogliamo aggiungere il senso del tatto agli altri due che già esistono nel mondo della comunicazione a distanza”. “L’Università di Siena – aggiunge – già da anni studia come farlo: siamo stati i primi al mondo a parlare di tecnologie tattili indossabili e da lì abbiamo sviluppato tutta una serie di progetti di ricerca e anche dei brevetti. Da queste premesse è partita l’avventura nel mondo della produzione, fondando Weart insieme a E-novia. Adesso la nostra start-up vive tra Milano e Siena e mira a presentarsi come azienda leader nel settore delle tecnologie tattili per tutto ciò che riguarda il mondo della realtà aumentata e della realtà virtuale”.

Le possibili applicazioni del “guanto” di Weart sono moltissime, partendo dalle più banali, come i videogiochi, fino alle scienze della vita ma anche nel campo dell’arredamento. “Le aziende di arredamento – aveva detto a suo tempo l’ingegner Gioioso –  potranno utilizzare questi dispositivi per far sapere all’utente le proprietà tattili dei suoi prodotti. In futuro i negozi saranno molto più piccoli, magari in centro città, e, con la realtà virtuale, l’esperienza di acquisto sarà completamente digitalizzata”.

“Pensiamo a tutte le operazioni che un medico deve fare – spiega ancora Prattichizzo – a partire dalla palpazione durante una visita. Weart può sviluppare le tecnologie che possono aiutare in queste operazioni. Si potrebbero addestrare i medici a sentire la consistenza di un tumore al seno di tipo benigno o di natura maligna. Con questa tecnologia ci si può addestrare per ore. Ma si può anche pensare di utilizzarlo per la telemedicina: il medico può risiedere in una sede centrale e, con le nostre tecnologie, può sentire sulle proprie dita quello che il paziente, o un infermiere sul luogo, sta toccando”.

Adesso Weart sta entrando in una nuova fase, come spiega il professore dell’Università di Siena: “Vogliamo crescere perché abbiamo nel nostro garage una serie di idee e prodotti che stiamo già vendendo ma che hanno bisogno di investimenti per poter crescere. Abbiamo aperto, insieme a Backtowork, una campagna di crowdfunding raccogliendo quasi 300mila euro. Il nostro obiettivo da raggiungere è di almeno 500mila euro per poi poter arrivare anche più su. Chiunque, anche un piccolo investitore, può scommettere su di noi andando sulla piattaforma online”.

Emanuele Giorgi

(Di seguito il servizio completo)