La truffa seriale ai sacerdoti

Qualcuno ricorderà la truffa perpetrata da due italiani, residenti a Civitanova Marche, ai danni di un ottantenne parroco senese che chiamammo Don Mattia, senza alcun riferimento a un noto sceneggiato televisivo. Accertati i primi fatti, le indagini dei Carabinieri della Stazione di Viale Bracci sono proseguite e, dall’analisi dei conti correnti di provenienza dei bonifici diretti ad un IBAN dei truffatori, emergeva un secondo presbitero senese, di cinque anni più giovane rispetto a Don Mattia. Dunque la ricerca di vittime anziane, con particolare predilezione per i sacerdoti, si conferma una costante di quei truffatori. In questo secondo caso il modus operandi è però totalmente diverso. Il primo parroco era stato indotto in errore con artifizi consistenti nello stimolare il suo senso di carità cristiana, attraverso la simulazione di condizioni estreme di indigenza e di disperazione, con una pretesa molto determinata e insistente di ausilio economico. In questo secondo caso, il raggiro consisteva invece nel simulare una telefonata da parte di un gestore per la distribuzione di energia elettrica, il cui presunto operatore sosteneva vi fosse un insoluto di 900 euro nel pagamento delle bollette da parte della Parrocchia. Senza andare troppo a fondo nella questione, il parroco riteneva verosimile che potesse essergli sfuggito un pagamento e, a fronte della minaccia che gli venisse staccata l’erogazione della corrente, procedeva immediatamente al pagamento, senza fare alcuna verifica sull’IBAN fornitogli dall’ignoto interlocutore. Aveva solo mirato ad evitare l’interruzione delle funzioni religiose, aveva pensato ai suoi parrocchiani, senza riflettere sul fatto che avrebbe magari potuto rivolgersi a un numero verde della società creditrice, per farsi mandare copia della bolletta non pagata o farsi aiutare da qualche più giovane parrocchiano, per far fronte ad esigenze secolari e concrete, con cui anche i pastori di anime devono confrontarsi nella vita quotidiana.

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In un secondo tempo però, il presbitero si era dato a riflettere sulla stranezza della vicenda. Parlandone con qualcuno aveva focalizzato il fatto che è inverosimile che per un insoluto si possa staccare la corrente elettrica, senza solleciti e lettere ufficiali. Dopo alcune verifiche si era reso conto di essere stato raggirato. Non procedeva con denuncia querela nei confronti dell’anonimo truffatore, ritenendo forse poco evangelica tale misura, senza riflettere invece sull’esigenza che i truffatori debbano essere bloccati, affinché non producano danni ulteriori su vittime innocenti che maggiormente meritano una tutela. Alla successiva richiesta di pagamento di una seconda bolletta sulle coordinate bancarie del truffatore però, il prelato rispondeva picche. Una volta ci si può cascare, ma già due sono troppe. È forse per la scarsa probabilità di ricevere querele che non finiscano per essere rimesse, che i truffatori hanno giudicato remunerativi come vittime i sacerdoti anziani. Di sicuro i Carabinieri andranno a fondo e la collaborazione con le altre Stazioni coinvolte nella vicenda prosegue incessante. Non sarebbe male se le vittime che ancora debbono essere identificate si rivolgessero ai presidi dell’Arma, semplificando la ricostruzione complessiva della vicenda.