“Un vero e proprio tsunami si sta abbattendo sul mondo forestale amiatino e toscano in questo autunno” , l’allarme lo lancia l’associazione per lo sviluppo economico del Monte Amiata. Come spiega l’azienda una recente sentenza del Consiglio di Stato ha sottolineato come nei boschi vincolati paesaggisticamente per decreto ministeriale su le utilizzazioni deve esserci il parere vincolante della Soprintendenza.
“Il problema è che la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo nel rilasciare il primo parere dopo la sentenza, è entrata pesantemente nel merito della gestione forestale – questo si legge nel comunicato-, indicando quelle tipologie di tagli che secondo i suoi funzionari sono compatibili con il mantenimento del paesaggio: alto fusto o ceduo composto”. Una scelta che, secondo Asea, “renderebbe di fatto impossibile la produzione di paleria di castagno, su cui si basa gran parte dell’economia forestale amiatina”.
La decisione della Soprintendenza, viene spiegato, porterà tante ditte specializzate nella produzione di ceduo semplice matricinato, ” a ridimensionarsi o addirittura a chiudere”, continuano aggiungendo che “la tanto deprecata ceduazione ha contribuito in maniere determinante a salvare migliaia di ettari di castagneti, proprio quelli stessi soprassuoli che oggi la soprintendenza, verosimilmente ignara della storia selvicolturale e dei principi della fitopatologia forestale, vorrebbe tutelare impedendone il taglio a ceduo”.
Ma per Asea il rischio maggiore è che “l’economia che ruota attorno al bosco di castagno e che sull’Amiata produce un giro d’affari di vari milioni di Euro all’anno, entrerà in sofferenza, innescando un effetto domino dagli imprevedibili effetti socio-economici, non essendovi al momento alternative reddituali” per un provvedimento giudicato “completamente svincolato dalla razionalità e dalla realtà, che porterebbe a conseguenze catastrofiche per il territorio”.
Infine la richiesta alle istituzioni di “ di darsi una svegliata. In questo periodo di crisi appare profondamente senza senso trasformare la già presente preoccupazione in disperazione, con centinaia di famiglie che sarebbero costrette a ridisegnare la propria vita per motivi che non hanno nulla a che vedere con il rispetto dell’ambiente, ma sono piuttosto legate a concezioni egoiste che non tengono conto della vita delle comunità che da secoli abitano questo territorio e vivono in simbiosi con la sua splendida natura”.