Mirco Vigni (Un Tubo): “Fare musica a Siena? Serve un cambiamento”

Lunedì 4 aprile si è tenuta l’ultima serata con musica dal vivo presso il locale UnTubo, punto di riferimento della città per gli amanti della musica, nel quale si sono esibiti decine di artisti – in particolare del mondo del jazz – di rilievo internazionale. Siamo andati ad intervistare il proprietario, Mirco Vigni per approfondire le ragioni che hanno portato alla decisione di annullare la programmazione.

Mirco Vigni, proprietario dell’Osteria Le Logge e del locale jazz Un Tubo

Le difficoltà si sono presentate fin dal momento che precede l’apertura, con la scelta della forma giuridica. Un percorso iniziato in salita, quello di Un Tubo.

Un Tubo nasce sotto forma di circolo nel 2012. Scegliemmo questa forma giuridica proprio a causa del discusso regolamento comunale risalente al 2005 di cui si parla molto in questi giorni in città, che esclude la possibilità di assegnare nuove licenze per i pubblici spettacoli. Speravamo di contribuire, pur nel nostro piccolo, alla rinascita culturale, in particolare dal punto di vista musicale, di Siena. Ci sembrava che la situazione sotto questo punto di vista non fosse, e non sia tuttora, particolarmente ricca di proposte. Di conseguenza decidemmo di allestire il locale in Vicolo del Luparello, sfruttando lo spazio sopra le cantine della nostra osteria. Stare insieme, discutere, ascoltare, offrire la possibilità di bere qualcosa in compagnia, ma in modo diverso dal solito: questa era l’idea alla base del progetto”.

Com’è stato il primo periodo?

“Fin dall’inizio sorsero diversi problemi. Prima una porta difettosa, poi ci fu contestato il fatto che il bar non poteva stare in una posizione tale da essere visibile direttamente dalla strada, secondo quanto stabilito da una legge risalente agli anni ’30. A quel punto, dopo solo pochi mesi di attività, decidemmo di chiudere, vista anche la delicata situazione che c’era a Palazzo Pubblico (era il periodo in cui l’amministrazione era sotto commissariamento, ndr). Eravamo a dicembre del 2012”.

Quando avete deciso di riprovarci?

“Nel luglio 2013, dopo le elezioni comunali, abbiamo riaperto. La nuova amministrazione accolse il nostro progetto con entusiasmo: in molti, anche tra i politici, dissero che la città aveva bisogno di risvegliarsi e che uno dei punti fondamentali era tornare a dare ai locali la possibilità di fare musica dal vivo, andando a modificare il tanto discusso regolamento comunale che ha chiuso l’accesso alle licenze di pubblico spettacolo. Dopo appena un mese, però, fu sollevato dagli abitanti della zona il problema del rumore”.

Come vi siete adoperati per risolvere il problema?

“Come prevede la legge, avevamo già realizzato una insonorizzazione di base del locale (porte, finestre, e così via). Di conseguenza abbiamo chiamato un tecnico e, a nostre spese, abbiamo eseguito una perizia per valutare il livello della musica che raggiungeva le abitazioni circostanti. Abbiamo tagliato le frequenze dei bassi che davano fastidio e abbiamo calibrato l’impianto audio in modo da restare entro i limiti. Dopo tre o quattro mesi, però, ci siamo trovati di nuovo da capo: alcuni cittadini si lamentavano del fatto di non riuscire a riposare la notte”.

Poi cos’è accaduto?

“Fin dai primi mesi del 2015 sono stati intensificati i controlli da parte dei Vigili Urbani in seguito alle segnalazioni e alle telefonate dei vicini. Sono seguite alcune sanzioni pecuniarie, come quella, fra le altre, di 850 euro per la mancata esposizione dell’orario di apertura fuori dell’esercizio. A dicembre 2015, poi, è stata la volta del primo esposto da parte di un Comitato di cittadini costituito ad hoc”.

Come si è arrivati alla sospensione dell’attività per tre giorni alla fine del mese scorso?

“Siamo stati costretti alla chiusura per tre giorni a causa di ripetuti controlli che hanno evidenziato la mancanza di autorizzazioni specifiche previste dalla normativa attuale”.

Perché non vi siete messi in regola?

“Impossibilitati ad ottenere la licenza per i pubblici spettacoli, ci rimaneva soltanto la possibilità di organizzare serate con musica dal vivo per quattro volte al mese. Non una di più. Questo rappresenta un grave limite e un danno sia per chi gestisce e lavora nei locali, sia per i musicisti stessi. Inoltre, nel verbale si faceva menzione dell’eccessivo volume della musica. L’Arpat, però, non è mai stata chiamata a fare i rilievi del caso, nonostante lo avessimo proposto noi stessi più volte”.

Cosa vi ha portato, invece, alla decisione della chiusura definitiva?

“Abbiamo deciso di chiudere perché non ci sono le condizioni per portare avanti la nostra attività. Dispiace moltissimo che in questa città sia così difficile realizzare un progetto che cerca di promuovere l’intrattenimento musicale dal vivo. C’è amarezza, da parte nostra, nel constatare che all’amministrazione, forse, non stanno così a cuore la cultura e, in particolare, la musica”.

Si metta però nei panni degli abitanti della zona. Non crede che abbiano le loro ragioni e debba essere tutelato anche il diritto alla protezione dall’inquinamento acustico?

“Comprendiamo le ragioni dei residenti e vorremmo trovare una soluzione che faccia coesistere a Siena, così come avviene in tutte le altre città d’Europa, una città viva e allo stesso tempo vivibile. Il nostro intento non è quello di fare polemica e non pretendiamo la ragione ad ogni costo. Ci piacerebbe avere la possibilità di continuare a dare il nostro contributo culturale, musicale ed economico alla città. Ci auguriamo che la città e il Comune possano capirlo, prima di tutto con l’emanazione di una nuova disciplina che possa essere un punto di incontro fra le diverse esigenze”.

C’è la possibilità di una riapertura nell’imminente futuro?

“Al momento non ci sono i presupposti per la nostra riapertura al pubblico. Finché non cambierà qualcosa dal punto di vista normativo, e soprattutto culturale, ritengo improbabile la ripresa dell’attività”.

Due giorni fa il vicesindaco Fulvio Mancuso ha annunciato, dalle pagine de La Nazione, che il nuovo regolamento che interesserà i locali pubblici del centro storico sarà pronto a breve. Sembra, quindi, soltanto questione di giorni prima che il provvedimento veda la luce. Presto, dunque, anche i nostri approfondimenti in merito.