Il no dell’amministrazione comunale all’adesione alla rete Ready, espresso dal sindaco in un’interrogazione presentata da Giulia Mazzarelli, viene giudicato come “un’occasione persa” da Greta Sartarelli, presidente dell’Arcigay di Siena.
La decisione della giunta è valutata come un “posizionamento ideologico che non tiene conto delle vite delle persone”. Da Arcigay non si dicono sopresi da questa scelta perché, sostiene Sartarelli, “è in linea con l’immobilismo e l’ostilità delle amministrazioni di centrodestra sulle politiche di inclusione delle persone Lgbtqia+*”.
“Noi siamo abituate a far parlare i fatti. E i fatti ci dicono che in questi anni di governo cittadino di centrodestra nulla è stato fatto per la comunità Lgbtqia+*; nessuna formazione al personale, nessuna campagna di sensibilizzazione in occasione di giornate importanti come la giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia (17 maggio), nessuna iniziativa a sostegno dell’introduzione dell’identità alias per le persone trans* e non binarie, nessun sostegno ai programmi di educazione alle differenze nelle scuole di competenza comunale. Insomma, nulla di nulla”.
“Per di più-continua-, non sono stati presi contatti con la nostra associazione per tentare di costruire un dialogo e tutto questo dopo aver dichiarato più o meno le stesse cose che ha appena dichiarato la nuova sindaca per motivare il rifiuto di entrare a far parte della rete Ready. La domanda che è rimasta senza risposta, allora come oggi, è semplice: quali sono queste azioni condivise e concertate per lottare contro ogni tipo di discriminazione di cui si parla nel programma della sindaca. Di quali iniziative concrete si sostanzierebbe questa famigerata “politica di inclusività più ampia”- si chiede Sartarelli-? Cosa vuol dire avere un approccio alle discriminazioni più ampio, che il Comune si occuperà di violenza di genere ma non di omofobia? Solo di un certo tipo di discriminazioni e non di tutte? Fabio dimostra di non conoscere le progettazioni concrete che grazie alla rete “Ready” sono state già realizzate nei e dai 15 Comuni della provincia che hanno già aderito, dimostrando di avere più coraggio e più visione del comune di Siena. E di non conoscere nemmeno il lavoro prezioso che fa il Centro Antidiscriminazione “Spazio Sicuro” attivo da mesi presso la corte dei miracoli”.
“In un anno di attività abbiamo ricevuto più di 100 richieste di aiuto- continua-. Solo chi non conosce le nostre attività con cui abbiamo raggiunto migliaia persone in questi anni, può parlare di adesione formale. Infine, ci chiediamo come il Comune possa pensare di diventare esso stesso “una rete di promozione di politiche e misure che sappiano rispondere ai bisogni di tutti, e che venga percepito come luogo sicuro, improntato sul rispetto delle differenze e libero dal pregiudizio” se non parla con la comunità Lgbtqia+* senese, se non si confronta e non collabora con le associazioni Lgbtqia+* locali da anni? A noi quelle di Fabio sembrano dichiarazioni di facciata utilizzate per motivare un atteggiamento indifferente – quando non palesemente ostile – che il comune di Siena ha sempre assunto nei confronti delle nostre vite. Dal canto nostro, vigileremo sull’operato di questa amministrazione e continueremo il nostro lavoro con le tante altre amministrazioni che hanno dimostrato nei fatti di essere dalla parte dei diritti e di voler camminare al fianco delle persone Lgbtqia+*”, continua.