Pirro Maria Gabbrielli e l’Accademia dei Fisiocritici: “Da oltre tre secoli l’impegno a vincere falsa”

Il 17 marzo 1691 Pirro Maria Gabbrielli, docente di Medicina e di Botanica nell’Ateneo senese, insieme con alcuni allievi, fonda l’Accademia delle Scienze di Siena. La sede originaria fu l’Ospedale Santa Maria della Scala. Riunitisi per la prima volta il 5 luglio, il 21 febbraio 1692 gli Accademici furono detti Fisiocritici, dalla fusione di physis (natura) e criticos (giudici), a sottolineare che il loro intento era “scrutinare ed indagare con giudizio i segreti della natura e quasi come giudici ributtare dalle scienze naturali ciò che è falso per meglio apprendere quello che è vero” (cap. IV delle Costituzioni).
Per questo motivo la pietra di paragone con cui si distingue l’oro e l’argento vero dal falso ne divenne l’impresa, e per motto si scelse le parole di Lucrezio “Veris quod possit vincere Falsa”.
Quando Pirro Maria Gabbrielli ebbe l’idea di fondarla, l’Accademia dei Fisiocritici dovette apparire allo stagnante ambiente scientifico dell’epoca poco meno che una setta di eretici o di sovversivi o di tutte e due le cose insieme. All’interno di una cultura scientifica che, almeno nella Siena dell’ultimo periodo mediceo, era ancora fortemente incrostata di sapere tradizionale e che guardava spesso con controriformistico sospetto agli innovatori, questo professore di Medicina Teorica e di Botanica dell’università senese si poneva, quale punto di riferimento culturale, l’esperienza dell’accademia del Cimento. Sperimentare per fare piazza pulita di tutto lo pseudosapere basato sull’ossequio a teorie scolasticamente tramandate e mai sottoposte a critica era il suo progetto, e il Gabbrielli lo rese evidente fin dal “manifesto” della nuova accademia: quell’impresa che presenta nell’immagine una pietra di paragone con l’esplicito motto “veris quod possit vincere falsa”, cioè, perché con il vero ci si possa liberare delle cose false. Gabbrielli volle “sprovincializzare” la cultura senese prendendo contatti con intellettuali di altre città, fra le quali Roma. Se all’inizio, la giovane accademia non ebbe altro spazio e altra sede che quelli dell’ospedale di Santa Maria della Scala, vista anche la professione esercitata dal suo fondatore, ben presto il sodalizio poté svilupparsi grazie soprattutto ad una protezione politica di rilevante spessore. Fra gli estimatori del Gabbrielli e della sua idea di una scienza nuova c’era, infatti, il cardinale Francesco dei Medici, governatore di Siena in nome e per conto del Granduca. Fu lui, così, a permettere all’Accademia dei Fisiocritici e al suo fondatore di spostarsi in un locale dentro l’università, riconoscendo di fatto, in questo modo, l’importanza del ruolo innovativo che il Gabbrielli e gli altri accademici pretendevano di giocare all’interno della cultura scientifica. L’accademia andò dunque strutturandosi intorno ai suoi primi strumenti scientifici costituiti, fra le altre cose, dalle prime raccolte di reperti naturalistici, zoologici, geologici e botanici.
Dopo il terremoto del 1798 si rese necessaria per l’Accademia una nuova sede, individuata definitivamente nel 1816 nel convento di Santa Mustiola, sconsacrato nel 1810, nell’attuale via Pier Andrea Mattioli.
Maura Martellucci
Roberto Cresti